Il team di Castel Volturno, guidato da Massimo Antonelli, ha vinto il torneo regionale ed è composta da ragazzi nati in Italia e figli di immigrati. L'allenatore: "“Per loro sarebbe stata la giusta ricompensa. Era un sogno, ma ora voltiamo pagina”
Sono forti come i loro coetanei. Forse anche di più. Eppure secondo la Federazione italiana di pallacanestro (Fip), Viktor, King, Jordan e i loro compagni, essendo figli di immigrati, non possono accedere al campionato di eccellenza Under 16, che si gioca su base nazionale. Un posto che spetterebbe loro di diritto dato che hanno vinto la scorsa stagione il regionale Under 15 della Campania. Il motivo? In squadra ci sono “troppi stranieri”. È quello che è successo ai ragazzi della Tam Tam basket, l’associazione fondata tre anni fa dall’ex cestista Massimo Antonelli con sede a Castel Volturno, una delle città con la più alta incidenza di extracomunitari in Italia. Il tribunale amministrativo del Lazio, infatti, dopo aver accolto la richiesta di ricorso contro la Federazione presentata dall’associazione, il 6 novembre ha ufficialmente respinto la domanda cautelare.
I motivi dell’ordinanza non sono legati solo alla mancanza della cittadinanza tricolore, ma soprattutto a un cavillo burocratico. Antonelli, una volta saputo del regolamento della Fip, si è subito mosso per evitare il problema: vista la situazione particolare, non ha tenuto delle normali procedure di iscrizione online. “Ho inviato una richiesta di iscrizione al campionato Under 16 di eccellenza agli uffici del settore giovanile, dichiarando di iscrivere la squadra e con annessa la richiesta di giocare in deroga in quanto i miei ragazzi sono tutti stranieri – spiega in un post su Facebook – Purtroppo questa è stata una leggerezza fatale … cioè non ho eseguito il percorso classico che si deve fare online. Pensavo, visto il caso anomalo della richiesta della deroga di andare a monte, a coloro che dirigono i campionati giovanili, alla massima struttura, ma purtroppo l’ho capito solo all’ultimo, guardando l’atto del giudizio del Tar”.
Il problema vero, però, sottolinea Antonelli, raggiunto telefonicamente dal Fattoquotidiano.it durante un allenamento con i ragazzi, allenati da Vittorio Scotto Di Carlo e Antonio Vetrano, è che “non si è discusso del merito vero della questione, cioè se sia giusto fermare dei ragazzi stranieri, ma nati in Italia”. Due infatti i regolamenti della Federbasket che non permettono l’iscrizione dei giovani cestisti. Uno generico che vieta la partecipazione a campionati nazionali giovanili di squadre con più di due ragazzi stranieri, e l’altro che permette sì la partecipazione di più di due atleti per squadra con “cittadinanza straniera”, ma solo dopo la partecipazione “ad almeno quattro Campionati Giovanili”. “I nostri ragazzi sono esclusi – spiega – perché hanno iniziato solo tre anni fa, e perché nessuno aveva 12 anni. Il paradosso è che se avessero iniziato in contemporanea al primo anno del settore giovanile, cioè a 12 anni, per la Federazione sarebbero stati equiparati ai loro coetanei con la cittadinanza italiana”.
Prima di rivolgersi al Tar, comunque, Tam Tam aveva provato le vie della federazione. “Avevamo fatto un’istanza al consiglio federale – dice ancora Antonelli – si sono riuniti, ma hanno deciso che comunque era pericoloso darci una deroga perché avrebbero creato un precedente. Il terrore della federazione è che si aprano talmente i confini da arrivare alle mercificazioni dei talenti, con compravendite fin da giovanissimi di giocatori da tutto il mondo”. Il rammarico di Antonelli comunque, oltre all’“errore” della mancata iscrizione, è quello di dover andare contro la Fip. “Sono ragazzi cresciuti nel vivaio della Federazione – incalza – E forse alla Federazione converrebbe ammetterli, aprendo a un processo virtuoso anche per eventuali future reclute. Sono una risorsa per il basket italiano. Io non vorrei fare lotte ma mi tocca rivendicare i diritti dei miei ragazzi”.
Non è la prima volta che Tam Tam Basket si trova davanti a un problema del genere. Già nel 2017 la formazione Under 14 era stata esclusa dai campionati federali. In quel caso a intervenire era stato direttamente il governo, guidato da Paolo Gentiloni, che nella legge di Bilancio aveva inserito un emendamento ad hoc. Nell’articolo 1 del comma 369 quattro semplici righe avevano permesso ai ragazzi di scendere in campo, aprendo le porte anche a tanti altri giovani nella loro stessa situazione. “I minori cittadini di Paesi terzi, anche non in regola con le norme relative all’ingresso e al soggiorno, laddove siano iscritti da almeno un anno a una qualsiasi classe dell’ordinamento scolastico italiano, possono essere tesserati presso società o associazioni affiliate alle federazioni sportive nazionali, alle discipline sportive associate o agli enti di promozione sportiva, anche paralimpici, senza alcun aggravio rispetto a quanto previsto per i cittadini italiani”, si leggeva nella norma.
Questa volta, però, l’associazione non proseguirà per altre vie, decidendo di fermare, almeno per ora, questa battaglia. “Anche ammesso di voler proseguire, ci vorrebbe almeno un altro mese e i ragazzi dovrebbero recuperare 22 partite in due mesi – conclude Antonelli – Un’impresa impossibile. Certo i ragazzi ci sono rimasti male, ma poi, com’è nel loro spirito, hanno subito ripreso ad allenarsi”. Conclude: “Per loro sarebbe stata la giusta ricompensa dopo i chilometri che fanno a piedi ogni giorno per venire ad allenarsi e dopo la vittoria dello scorso campionato. Era un sogno, ma ora voltiamo pagina”.