Il contributo italiano alla missione, iniziata il 14 ottobre 2014, prevede un impiego massimo di 1.100 militari, 305 mezzi terresti e 12 mezzi aerei
I soldati delle forze speciali dell’Esercito italiano rimasti feriti in Iraq sono impegnati nella missione Prima Parthica / Inherent Resolve, l’operazione della coalizione multinazionale contro lo Stato Islamico in Siria e in Iraq cui partecipano 79 paesi e 5 Organizzazioni internazionali. Il contributo italiano alla missione, iniziata il 14 ottobre 2014, prevede un impiego massimo di 1.100 militari, 305 mezzi terresti e 12 mezzi aerei.
La missione prevede in particolare l’addestramento delle forze di sicurezza curde ed irachene – con il personale italiano dislocato tra Erbil, nel Kurdistan iracheno, e Baghdad – la ricognizione aerea con i droni e attività di rifornimento carburante in volo per i velivoli della coalizione. Ad Erbil opera il personale dell’Esercito nell’ambito del ‘Kurdistan Training Coordination Center’ il cui comando è attribuito alternativamente per un semestre all’Italia e alla Germania.
A Baghdad e a Kirkuk – dove oggi c’è stato l’attentato – sono invece impegnati gli uomini delle forze speciali, appartenenti a tutte le forze armate italiane, che hanno il compito specifico di addestrate i militari iracheni del ‘Counter Terrorism Service (Cts) e le forze speciali e di sicurezza curde. Nella capitale irachena sono poi dislocati altri 90 militari nell’ambito della ‘Police task force Iraq’, che ha il compito di addestrare i poliziotti iracheni che devono operare nelle zone liberate dall’Isis.
Per quanto riguarda infine l’impegno dei mezzi aerei, quattro elicotteri da trasporto Nh90 sono schierati ad Erbil mentre in Kuwait sono schierati i Boeing Kc 767 A, gli Eurofighters e i Predator. A questi velivoli è affidato il compito di rifornimento in volo e sorveglianza del territorio. Le forze dei vari Paesi che aderiscono alla coalizione operano in base a due risoluzioni dell’Onu: la numero 2170 del 15 agosto 2014 e la numero 2178 del 27 settembre 2014, sulla base della richiesta di soccorso presentata il 20 settembre 2014 dal rappresentante permanente dell’Iraq presso l’Onu al Presidente del Consiglio di Sicurezza.