La “fabbrica di denaro“. E se si pensa che la frode, messa a punto da un gruppo di persone nel settore del commercio di materie plastiche, è del valore di 200 milioni di euro forse quella definizione non era solo una vanteria. La Guardia di finanza ha arrestato 17 persone: per il 16 il gip ha disposto i domiciliari mentre l’uomo, considerato il capo dell’associazione a delinquere, è stato portato in carcere. I finanzieri si sono mossi tra Prato, Livorno, Pistoia, Milano e Alessandria: 39 sono complessivamente gli indagati e 57 le perquisizioni.
L’indagine, coordinata dal pm Laura Canovai, è partita dopo una verifica fiscale nei confronti di una società di Prato che trattava polimeri – sotto forma di granuli – ricavati dal petrolio. L’impresa – pur sprovvista di idonea struttura imprenditoriale non avendo disponibilità di lavoratori dipendenti, depositi, magazzini ed attrezzature – nel suo primo anno di attività aveva conseguito “un rilevante ed anomalo volume d’affari” pari a quasi 20 milioni di euro, senza versare circa 4,3 milioni di euro di Iva.
Ed è così che gli imprenditori, grazie alla “fabbrica di denaro”, potevano godersela tra auto di lusso e sportive, continui viaggi e cene nei ristoranti più costosi della Versilia. Alcuni di loro si definivano gagari, dal termine francese ‘gagà’. L’imprenditore, considerato il capo dell’associazione, 43 anni residente in Slovenia ma operativo su Prato, grazie al meccanismo escogitato ha avviato altre attività parallele, tra le quali il commercio di vini pregiati, peraltro in nero. Agli arrestati è contestata l’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari, quali la dichiarazione fraudolenta, l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, l’omesso versamento di Iva e l’indebita compensazione. Il gip ha firmato anche un ordine di sequestro per oltre 26 milioni. Nella frode sono coinvolti altri 22 persone: tra queste alcuni consulenti fiscali ed amministrativi che hanno curato la contabilità di società. In totale gli indagati sono 39.