Tra le 58 proposte di modifica dei renziani anche la cancellazione per intero dell'articolo 39, ovvero la norma che inasprisce le pene per l'evasione fiscale, e dell'articolo 4 sulle ritenute sugli appalti che la maggioranza vuole rivedere ma non eliminare. Comunione d'intenti nel posticipare le multe per i commercianti che non accettano i codici per la lotteria degli scontrini
È partito il primo assalto al decreto fiscale, il testo collegato alla manovra giallorossa: sono tra i 900 e i mille gli emendamenti presentati, tra i quali spiccano soprattutto i 58 di Italia Viva. In particolare sono due le proposte di modifica dei renziani che rischiano di incrinare i rapporti nella maggioranza. La prima è quella relativa all’articolo 39 del decreto, riguardante i reati tributari. Di fatto, la norma voluta dai Cinquestelle che prevede pene più alte per l’evasione fiscale. Matteo Renzi e i suoi vogliono ammorbidire le sanzioni ed evitare che arresti e confische, come previsto dal nuovo decreto, scattino già quando sono in corso gli accertamenti della Guardia di Finanza. Italia Viva, inoltre, vuole cancellare un altro dei cardini del decreto: la stretta sugli appalti, prevista tra le misure di contrasto all’evasione. L’articolo 4 prevede l’inversione contabile dell’Iva e delle ritenute fiscali dei lavoratori: a versarle sarebbe il committente e non l’appaltatore. La proposta dei renziani vuole coprire l’eliminazione dell’intero articolo 4 del decreto (che vale circa 450 milioni nel 2020) attingendo dal Fondo destinato al reddito di cittadinanza.
Italia Viva quindi punta a smantellare il “carcere per gli evasori”, cavallo di battaglia del M5s e del suo capo politico, Luigi Di Maio. L’emendamento, depositato in commissione Finanze alla Camera, chiede infatti che venga cancellato l’articolo che prevede un inasprimento delle pene per i grandi evasori, con un aumento delle soglie minime e massime degli anni di carcere e la possibilità di sequestro e confisca per sproporzione, come per i reati di mafia. Allo stesso modo, i renziani chiedono anche l’eliminazione dell’articolo 4 sulle ritenute sugli appalti, con un’ulteriore richiesta: recuperare le mancate entrate dai fondi destinati alla misura bandiera dei Cinquestelle.
Come verrà rivista la stretta sugli appalti
Tutti i partiti della maggioranza hanno presentato proposte per rivedere (ma non cancellare) l’articolo 4 del decreto: come spiega il Sole 24 Ore, la quadratura si potrebbe trovare intorno all’emendamento del Pd che prevede l’obbligo di comunicazione dei dati di contratto di appalto e subappalto all’Agenzia delle Entrate entro un mese, controlli mirati sulle imprese nate da meno di 2 anni e una pena da 1 a 5 anni per gli omessi versamenti delle ritenute Irpef sopra i 50mila euro. L’obiettivo della norma sul reverse charge dell’Iva e delle ritenute Irpef, voluta soprattutto da Liberi e Uguali, era quello di colpire le false cooperative che da nord a sud del Paese forniscono manodopera a basso costo alle aziende, non versano tasse e contributi e poi svaniscono nel nulla. Secondo i calcoli del governo giallorosso, il sistema illecito causa ogni anno allo Stato un ammanco di 400 milioni, di cui 255 di Iva e 145 milioni di tasse sul lavoro mai versate.
Posticipate sanzioni per lotteria degli scontrini e seggiolini
È condivisa da tutti i gruppi invece la proposta di spostare a luglio 2020 l’entrate in vigore delle sanzioni ai commercianti che non accetteranno i codici che consentiranno ai clienti di partecipare alla lotteria degli scontrini. Così come è comune l’intento di posticipare a marzo (il M5s propone giugno) l’applicazione delle multe per i seggiolini anti-abbandono, già annunciato dalla ministra dei Trasporti, Paola De Micheli. La proposta dei Cinquestelle prevede anche l’aumento del contributo per l’acquisto dell’apparecchio fino a 45 euro (oggi fissato a 30 euro) che dovrà privilegiare coloro che hanno un reddito Isee fino a 9.360 euro. Tornando in tema sanzioni, Leu propone di rivedere quelle per chi non accetta i pagamenti elettronici con il Pos: non più 30 euro e il 4% del valore della transizione, ma solo una multa proporzionale del 4% della spesa con un tetto minimo di 20 euro.
Pace fiscale per avvisi bonari e modifica dei vincoli ai Pir
Anche il Pd ha presentato ben 150 emendamenti. Spicca la proposta di estendere la pace fiscale agli avvisi bonari. La proposta di modifica, a firma del deputato Raffaele Topo, applica la rottamazione anche ai casi in cui vi sia “una procedura di rateizzazione in corso” e “non risultino scadute più di due rate consecutive”. La norma si applica ai casi pendenti con l’Agenzia delle entrate alla data di entrata in vigore del decreto fiscale. Con un provvedimento dell’Agenzia sono stabilite “le modalità per il ripristino in bonis e il prolungamento della rateazione”. I democratici, ma anche Italia Viva con l’ex ministro Pier Carlo Padoan, propongono infine una modifica ai vincoli per i piani individuali di risparmio (Pir). Due le ipotesi: cancellare le modifiche introdotte con l’ultima legge di Bilancio o portare a 60mila euro le soglie d’investimento, alzando anche il limite massimo a 300mila.