Nel film Il cigno, di Charles, Vidor interpretò una principessa, ruolo che di lì a poco interpretò anche nella vita, finendo per rifiutare tutti gli altri
Monaco, 6 maggio 1956. Nelle stanze del palazzo del principe Ranieri era in corso un servizio fotografico con un’attrice americana fresca fresca di Oscar, arrivata in Europa come ospite d’onore al Festival di Cannes. Il principe tardava ad arrivare. Ma quando la vide, iniziò una delle storie d’amore più famose del Novecento, quella tra il principe di Monaco e Grace Kelly, che oggi avrebbe compiuto 90 anni. Il “cigno di Monaco”, principessa sullo schermo e poi principessa per davvero: il suo matrimonio passò alla storia come le “nozze del secolo”, antesignano di tutti i royal wedding.
Il colpo di fulmine ebbe in realtà due abili registi: il giornalista Pierre Galante di Paris Match, e sua moglie, Olivia de Havilland attrice di Via Col Vento. Sapevano che il principe cercava moglie e organizzarono il servizio fotografico per farli incontrare. Ma il destino ci mise del suo per far saltare i piani: il principe, che era invitato ad un pranzo fuori Monaco, arrivò all’appuntamento terribilmente in ritardo. Sul set, Grace si accorse di non avere un abito adatto per incontrare un capo di Stato, né tantomeno un cappello, come avrebbe voluto l’etichetta. A peggiorare le cose ci si mise la corrente elettrica, che all’improvviso saltò: Grace Kelly non riuscì ad asciugarsi i capelli e ad acconciarli. Chiunque al posto suo sarebbe stata presa dal panico, o avrebbe rimandato con una scusa (si può bidonare un principe?) Ma a lei bastò un semplice abito a fiori e una coroncina – il meglio che riuscì a trovare – per essere incantevole e rubare il cuore del principe Ranieri, quando finalmente si presentò. Il resto, è storia: a Capodanno le chiese la mano, ad aprile furono celebrate le “nozze del secolo”, seguite in mondovisione da milioni di spettatori incollati allo schermo.
L’antesignano di tutti i royal wedding, che rischiò di saltare perché il padre di lei, John, si rifiutò di pagare la dote. «Mia figlia per sposarsi non deve pagare nessuno», sentenziò, salvo poi ripensarci. Ma le nozze arrivarono, e la sposa si presentò all’altare con un abito entrato nella storia, disegnato da una costumista della Metro Goldwin Meyer, Helen Rose: un corpetto in pizzo ricamato e tre gonne, una sopra l’altra, per renderlo ancora più sontuoso. A un certo punto saltò fuori anche Marilyn Monroe, che, si dice, ebbe un flirt con il principe: «Sono così contenta – scrisse in un telegramma alla ex collega – che tu abbia trovato una via d’uscita da questo business». Quel giorno finì la carriera d’attrice di Grace Kelly, brevissima e folgorante: recitò per meno di cinque anni e si ritagliò un posto nella storia della cinema con una manciata di film.
Hitchcock la definì “ghiaccio bollente”: il viso d’angelo, lo sguardo conturbante. A lui deve i suoi ruoli più famosi: Delitto perfetto, Caccia al ladro, La finestra sul cortile. Nel film Il cigno di Charles Vidor interpretò una principessa, ruolo che di lì a poco interpretò anche nella vita, finendo per rifiutare tutti gli altri. I copioni, che riceveva regolarmente, altrettanto regolarmente venivano rifiutati. Nemmeno Hitchcock riuscì a convincerla a tornare sullo schermo nel ruolo di Marnie. Accettò di tornare davanti alla macchina da presa per Rearranged di Robert Dornhelm, nel 1982.
Ma il destino scrisse il finale su un tornante della strada statale, la coude du diable: forse fu un malore, forse no, ma l’auto che guidava finì fuori strada e Grace, il cigno di Monaco, non si svegliò più dal coma. La fine tragica e prematura, degna di un film, contribuì a creare un mito: Grace Kelly ha ispirato quadri, film e canzoni e ha dato il suo nome a una borsa, la celebre Kelly di Hèrmes. Il suo volto fu il modello a cui le sorelle Giussani si ispirarono per disegnare il volto di Eva Kant: viso d’angelo e sangue bollente, proprio come la principessa Grace.