Quando il 12 giugno 2005 Steve Jobs invitava i giovani neolaureati dell’Università di Stanford a essere affamati e folli forse pensava proprio alla storia del suo LISA, un computer visionario ma “sbagliato” per i tempi, uno dei fallimenti più grandi della prima Apple, che mise però le basi per il successo dei Macintosh, trampolino di lancio per uno dei brand più iconici del Pianeta. Una storia affascinante, che ci sarà narrata su YouTube agli inizi del 2020 nel documentario “Before Macintosh, The Apple LISA”, di cui trovate il trailer qui di seguito.
L’anteprima, che sfiora i 14 minuti, non rappresenta ancora il prodotto finito, come spiegato bene in apertura, visto che si tratta di materiale grezzo, non ancora montato, né post-prodotto e con l’audio originale della presa diretta. Quando sarà pronto tuttavia, il documentario realizzato dallo storico del computer David Geelish, offrirà più di una dozzina di interviste, tra cui una con il primo CEO Apple, John Sculley, artefice dell’uscita di Jobs da Apple nel 1985 proprio a seguito dei fallimenti commerciali del LISA e del primo Macintosh. Una storia di sconfitte insomma, da cui spesso nascono incredibili vittorie, a patto di avere idee e non demordere anche nelle difficoltà.
LISA era un personal computer presentato nel 1983 e caratterizzato da diverse innovazioni che avrebbero fatto la Storia del settore, come l’interfaccia grafica e la metafora della scrivania (il desktop), mutuate entrambe dal progetto Alto dello Xerox Parc, ma che all’epoca non furono comprese. Il problema principale infatti era nel prezzo, pari a circa 9995 dollari, equivalenti a oltre 25000 dollari attuali. Un prezzo spropositato che, all’alba dei personal computer davvero in pochi vollero pagare.
Il nome stesso contiene una storia di sofferenza. Acronimo sciolto inizialmente in Local Integrated Software Architecture, LISA era in realtà semplicemente il nome della figlia naturale avuta da Jobs con Chrisann Brennan e per anni non riconosciuta. L’acronimo, come confermato anche da un’addetta Apple alle pubbliche relazioni dell’epoca, fu inventato a posteriori per giustificare il tutto e, sostanzialmente, non ha alcun senso.
LISA fu un fallimento e così lo fu anche il “cugino povero” – e non il fratello, come molti lo ritengono erroneamente – Macintosh, che perse per strada alcune delle caratteristiche avanzate del progetto LISA per riuscire a contenere i costi, ma che proponeva anche altre idee rivoluzionarie, come il display integrato nella scocca del case. Per colpa della sua visionarietà, Jobs fu buttato fuori dalla Apple e recuperò il rapporto con la figlia solo molti anni dopo.
La sua capacità di rimanere “folle ed affamato” lo riporterà però trionfalmente nel 1997 in un’azienda in gravi difficoltà, che lui saprà rilanciare, prima con i Mac, poi con prodotti come l’iPod e, soprattutto, l’iPhone. Di Sculley (e degli altri amministratori delegati seguiti fino al 1996) ora non si ricorda più nessuno, ma interfacce grafiche, mouse, Mac e iPhone, fanno ormai parte della nostra quotidianità, così come l’idea che la tecnologia non debba essere solo qualcosa di utile, ma anche di bello, in grado di conferire un valore aggiunto alle nostre vite, rendendo ogni compito non soltanto semplice, ma anche gradevole.