L’America è incollata alla tv: è cominciata a Washington, alla Camera, la prima deposizione pubblica dell’indagine di impeachment sul presidente Donald Trump. A deporre di fronte alla commissione di Intelligence sono stati l’incaricato d’affari americano a Kiev, William Taylor, e del vice assistente segretario di Stato, George Kent. Mentre i repubblicani hanno presentato una mozione per obbligare a testimoniare la “talpa” che ha dato via all’indagine denunciando la controversa telefonata del tycoon al presidente ucraino: ma la proposta è stata respinta.
In giornata il primo a deporre è stato Kent spiegando che fu “allarmato” dagli sforzi di Rudy Giuliani, l’avvocato personale del presidente, di “architettare indagini politicamente motivate” contro i Biden che, a suo avviso, portarono al licenziamento dell’ambasciatrice Usa a Kiev, Marie Yovanovitch, e “minarono gli interessi nazionali americano e ucraino, danneggiando le relazioni bilaterali”. Ha aggiunto che nel febbraio 2015 sollevò il possibile conflitto di interessi rappresentato dal fatto che il figlio dell’allora vicepresidente Joe Biden, Hunter Biden, sedesse nel board della società energetica ucraina Burisma ma ha respinto l’ipotesi, ventilata da Donald Trump e dai Repubblicani, di una qualche corruzione. “Non sono stato testimone di alcuno sforzo da parte di dirigenti Usa di proteggere Burisma”, ha detto.
Taylor ha invece rivelato che recentemente uno dei suoi collaboratori gli ha riferito di aver sentito una telefonata tra Donald Trump e l’ambasciatore Usa presso l’Unione europea, Gordon Sondland, in cui il presidente chiedeva conto delle “indagini” e il diplomatico gli rispondeva che Kiev era pronta ad andare avanti. Sondland avrebbe detto che a Trump l’indagine sui Biden interessava più di qualsiasi altra cosa nei rapporti tra Usa e Ucraina: “L’Ucraina è un partner strategico per gli Usa, è sulla linea del fronte con la nuovamente aggressiva Russia“, ha detto Taylor. “Come la commissione sa, ho scritto che usare l’assistenza sulla sicurezza in cambio di aiuto con una campagna politica interna negli Usa sarebbe folle. Lo credevo e lo credo tuttora”. Poi ha proseguito: “Sembravano esserci due canali nel processo decisionale statunitense. Uno regolare e uno altamente irregolare. Come vice ambasciatore, avevo l’autorità sui processi regolari, formali, diplomatici. Allo stesso tempo incontravo un canale irregolare e informale”. Ha aggiunto che il canale “irregolare” era guidato dai funzionari statunitensi Kurt Volker, Gordon Sondland, Rick Perry, Mick Mulvaney e dall’avvocato particolare di Trump, Rudy Giuliani.
Nell’aula, – piena, posti solo in piedi – uno schieramento di telecamere. Fra il pubblico anche alcuni cartelli. Uno recita: “93 giorni da quando Adam Schiff“, il democratico presidente della commissione di intelligence della Camera, “conosce l’identità della talpa” della telefonata fra Donald Trump e il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky. Un altro riporta le parole del deputato Al Green del Texas: “Mi preoccupa il fatto che se non lo mettiamo in stato di accusa potrebbe essere rieletto”.
Nel precedente ciclo di audizioni a porte chiuse, Taylor si è dimostrato come uno dei principali testimoni per l’impeachment: aveva detto che Trump bloccava gli aiuti all’Ucraina – così gli avevano riferito – e si rifiutava di incontrarsi con il presidente Volodymyr Zelensky fino a quando questi non avesse annunciato pubblicamente l’avvio di un’inchiesta per corruzione a carico di Joe Biden e del figlio Hunter. Kent ha invece detto, sempre nella precedente deposizione a porte chiuse, che Rudy Giuliani, l’avvocato personale di Trump, aveva orchestrato una “campagna di bugie” per arrivare alla rimozione dell’allora ambasciatrice in Ucraina, Marie Yovanovitch, considerata parte del complotto di cui, senza prove concrete, venivano accusati i Biden.