Secondo le indagini, le violenze nei confronti del detenuto avevano lo scopo di punirlo perché, nel 2011, quando era in cella a Velletri, in provincia di Roma, aveva denunciato altri agenti per furti in mensa e percosse. Caso che avrebbe dovuto raccontare nel processo bis
Intimidirono e pestarono un detenuto tunisino di 50 anni. Con queste accuse undici tra ispettori e agenti di polizia penitenziaria del carcere di San Vittore, a Milano, oggi trasferiti in altre strutture, sono stati rinviati a giudizio dal gup di Milano Alessandra Cecchelli. I reati contestati, a vario titolo, sono quelli di intralcio alla giustizia, lesioni, falso e sequestro di persona ai danni di Ismail Ltaief, detenuto per tentato omicidio, e si sarebbero consumati tra il 2016 e il 2017.
Secondo le indagini condotte dal pm milanese, Leonardo Lesti, le violenze e le intimidazioni nei confronti del detenuto avevano lo scopo di punirlo perché, nel 2011, quando era in cella a Velletri, in provincia di Roma, aveva denunciato altri agenti per furti in mensa e percosse. Altro obiettivo dei pestaggi, sostiene l’accusa, era quello di impedire all’uomo di testimoniare nel processo ‘bis’ davanti al Tribunale della cittadina laziale proprio sulla vicenda delle presunte ruberie.
Ad alcuni degli imputati è stato contestato il reato di sequestro di persona perché in uno dei due pestaggi, datati 27 marzo e 12 aprile 2017, come si legge nel capo d’imputazione, il 50enne, privato “della libertà”, sarebbe stato ammanettato e trasferito in una stanza in uso a uno degli agenti sotto inchiesta per poi essere picchiato.
Oltre a Ltaief, parte offesa nel procedimento è anche un suo compagno di cella, un sudamericano di 30 anni che, chiamato a rendere testimonianza ai magistrati milanesi, sarebbe stato intimidito da uno degli imputati che per questo venne anche arrestato.