Rimarrà a vivere a Milano, ma ha deciso di smetterla con il calcio, a 34 anni, dopo un anno e mezzo durante il quale non ha mai messo piede in campo. Riccardo Montolivo, centrocampista ex promessa dell’Atalanta ai tempi in cui faceva coppia con Giampaolo Pazzini anche in Nazionale, poi capitano di Fiorentina e Milan, in un’intervista al Corriere dello Sport e Corriere della Sera, attacca così gli scarpini al chiodo. Non senza polemiche: “Io mi fermo qui. Resto a vivere a Milano, con la mia famiglia, cosa farò adesso non lo so, devo pensarci. Però mi hanno condannato a smettere – ha detto l’ex azzurro – Ho giocato l’ultima volta a maggio 2018″.

Montolivo descrive come “un calvario” l’ultimo anno e mezzo tra i rossoneri: “Messo ai margini, risposte mai date, strane dimenticanze. Ma non provo rancore. Chi ha sbagliato nei miei confronti, chi mi ha mancato ripetutamente di rispetto, farà forse i conti con la propria coscienza”, ha continuato. E si toglie qualche sassolino dalle scarpe, puntando il dito soprattutto contro la società della quale ha vestito la maglia negli ultimi sette anni: “Non ho mai fatto casino, perché l’educazione e il rispetto sono i valori con i quali sono cresciuto. Se avessi fatto la guerra avrei probabilmente ottenuto qualcosa, ma non mi sarei potuto più guardare allo specchio. Ho vissuto un’esperienza surreale. Prima della partenza per la tournée negli Stati Uniti mi arriva un sms dal team manager. ‘Tu non vieni’. Motivazioni e spiegazioni, zero. Elliott subentra al cinese, Leonardo e Maldini prendono il posto di Mirabelli. Mi fanno allenare da solo o con Halilovic. Partecipo solo al torello. Nelle partitelle giocavo solo con le riserve e mai nel mio ruolo. Eppure i test di Milan Lab avevano confermato che stavo benissimo. Cosa è successo con Gattuso? Per me nulla, ma non sono riuscito a spiegarmi questa situazione e non ho mai avuto risposte”.

Altro episodio che ha peggiorato i rapporti tra il centrocampista e la proprietà milanista è stata la cessione della fascia di capitano al nuovo acquisto Leonardo Bonucci, nella stagione 2017-18: “Non fui io a consegnargliela. Mi dissero che Yonghong Li aveva deciso che la fascia sarebbe passata a uno dei nuovi. Ho spiegato che lo trovavo ingiusto, che stavano commettendo un grosso errore poiché nello spogliatoio ci sono delle gerarchie che dovrebbero essere sempre rispettate. Feci i nomi di Bonaventura e Romagnoli. Niente, Bonucci”.

Nemmeno nella partita contro la sua ex squadra, la Fiorentina, con il centrocampo del Milan decimato, trovò posto in regia: “Contro la Fiorentina, fuori Biglia e io in panchina, José Mauri fece il centrale e Calabria, un terzino, partì mezzala. A un certo punto José Mauri chiese il cambio e l’allenatore spostò Calabria centrale e Calhanoglu fece la mezzala. Dopo quell’episodio provai a chiedere spiegazioni a Leonardo, la sua risposta fu ‘è stata una decisione dell’allenatore’. Il quale aveva detto che non avevo minutaggio. Ma come avrei potuto avere minutaggio se non mi metteva mai dentro? Non avrei mai immaginato di poter vivere un’esperienza del genere”.

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