Le organizzazioni criminali stanno investendo moltissimo nelle zone alla moda: tra il 2017 e il 2018 la dda ha messo a segno le operazioni ‘Babylonia 1’ e ‘Babylonia 2’ che ha portato al sequestro di 46 esercizi commerciali in tutta Roma, molti situati in zone altamente frequentate come Piazza Bologna, Ostiense-Gazometro e Montesacro. La tattica è sempre la stessa: reinvestire i soldi derivanti dal narcotraffico in locali e attività in contesti redditizi. Rete Imprese: "La presenza si avverte, eccome"
“Er pizzo c’è a Centocelle, ma non è che te lo venimo a dì a te. E manco ai carabinieri. Perché se non paghi te bruciano er locale, ma se denunci te vengono a cerca’. E dopo so’ ca… amari”. Parole che sanno di omertà, ma che nascondono tanta paura, quelle di un ristoratore – che ovviamente vuole restare anonimo – del quartiere romano incastrato fra le consolari Casilina e Prenestina, colpito nell’ultimo mese da ben tre attentati incendiari ad altrettanti locali. Il 9 ottobre la pinseria ‘Cento55’ di via delle Palme; il 6 novembre la caffetteria ‘La Pecora Elettrica’ sempre in via delle Palme; il 9 novembre il ‘Baraka Bistrot’ di via dei Ciclamini. Prima ancora, il 25 aprile, il primo rogo alla Pecora Elettrica, quando tutti guardavano all’estrema destra e in pochi avevano capito che, probabilmente, il fatto che la caffetteria-libreria si dichiarasse “antifascista” era solo un caso e che nella criminalità romana qualcosa si stava muovendo. Tutti sostengono di non aver mai ricevuto minacce o intimidazioni. “Il pizzo è una ‘voce di popolo’, ma di sicuro ci sono intromissioni intimidatorie che sanno di controllo del territorio”, confida a IlFattoQuotidiano.it Monica Paba, rappresentante degli esercenti di via dei Castani.
Il contesto: la borgata travolta dalla movida – Centocelle è sempre stata l’esemplificazione della classica borgata romana, un quartiere di periferia con i suoi problemi, che ogni tanto portava alla ribalta qualche eccellenza – Claudio Baglioni, Michele Zarrillo e Gigi Sabani i suoi “cittadini” più noti – ma che ospitava anche capetti locali assimilabili al personaggio de “Er Terribile” di Romanzo Criminale. Dopo le 19, i giovani che non migravano in centro si dividevano fra le serate antiproibizioniste al Forte Prenestino da una parte, e i film di Vanzina al Broadway o le pinte di Guinness all’Highlander Pub dall’altra. Poi c’era chi si riuniva al Riccio di Mare per gustare il menù pizza e supplì a 6 euro, come fecero nel 2007 i primi “Amici di Beppe Grillo” con un giovane Alessandro Di Battista al seguito. Il finale unico per tutti: il cornetto caldo dallo “Zozzone”.
Tutto è cambiato dal giugno 2015, quando il sindaco Ignazio Marino ha inaugurato (finalmente) la metro C. Tre fermate, Parco di Centocelle, Mirti e Gardenie, che hanno reso improvvisamente raggiungibile per chiunque, in città, una borgata fino a quel momento servita da due linee tram lumaca e da un trenino urbano degli anni ’20. Nel giro di 5 anni Centocelle è diventata una delle zone della movida più importanti della Capitale: vicino alle pizzerie di quartiere sono arrivati i bistrot, i locali per gli aperitivi, ristoranti di cucina ricercata, centri culturali, librerie. Via dei Castani ormai somiglia a un’avenue dell’Upper East Side newyorkese e Piazza dei Mirti da squallida rotatoria è diventata ritrovo di centinaia di giovani con accenti mai ascoltati a queste latitudini. Un exploit improvviso che ha risvegliato un quartiere dormiente, con tutto ciò che ne è conseguito.
L’ombra del racket della movida – Ecco allora che altrettanto velocemente stanno cambiando anche gli assetti criminali. Gli investigatori sospettano che il normale controllo esercitato dal clan camorristico legato a Michele Senese (in carcere dal 2013) sia messo fortemente in dubbio dalla ‘ndrangheta (e non solo) che sta investendo moltissimo nella movida romana. Fra il 2017 e il 2018 la dda di Roma ha messo a segno le operazioni ‘Babylonia 1’ e ‘Babylonia 2’ che ha portato al sequestro di 46 esercizi commerciali in tutta Roma, molti situati in zone altamente frequentate come Piazza Bologna, Ostiense-Gazometro e Montesacro. La tattica è sempre la stessa: investire i soldi derivanti dal narcotraffico per acquistare (possibilmente a prezzo ridotto) locali e riciclare denaro in attività che vanno ad incastrarsi in un contesto redditizio.
“Da qualche anno a Trastevere si registrano acquisti multipli di attività, anche storiche, da parte di società nuove rispetto al tessuto urbano”, spiega Fabio Mina, presidente della Libera Unione Pubblici Esercizi di Roma. A Centocelle sta accadendo la stessa cosa? Lo sta verificando un pool di magistrati messo in piedi dal procuratore reggente di Roma, Michele Prestipino – già a capo della dda di Roma – che dovrà capire se il fenomeno descritto nelle due inchieste Babylonia si incastri con la movida giovane del quartiere prenestino. Agli atti, per il momento, c’è un blitz della Squadra Mobile di Roma, risalente all’aprile 2019, che ha arrestato 10 persone accusate di far parte di un’associazione a delinquere di usurai ed estorsori operanti a Centocelle, appunto, e a Montesacro.
Quelle “strane presenze” negli esercizi commerciali – Monica Paba, presidente della Rete Imprese di Centocelle, testimonia che “le presenze ci sono, eccome”. “Alcuni commercianti ci raccontano di visite – spiega – persone che entrano nei negozi, fanno dei giri, e poi escono. A volte con aria di sfida. Denunce non ne vengono fatte, noi non ne abbiamo notizia. E nemmeno di minacce. Però questo è un modo per controllare il territorio”. I comitati di quartiere hanno organizzato una nuova manifestazione di solidarietà, lunedì alle 18.30 a piazza dei Mirti. “Ma così purtroppo non risolvi”, racconta un ristoratore, che preferisce rimanere anonimo: “Hanno incendiato La Pecora Elettrica, hanno fatto la manifestazione, organizzata dal partito e dopo due giorni ristiamo punto e a capo. Va bene la solidarietà, ma qui serve altro”.
Proprio a fianco del Baraka Bistrot, dato alle fiamme il 9 novembre, c’è un bar aperto h24. “Qui non abbiamo sentito niente, sinceramente. Lo spaccio? Forse lì al parchetto, o al centro sociale”, spiegano gli esercenti, tagliando di netto la conversazione. Si tratta di una nuova gestione, proprio come quella del Baraka. “Mio marito l’aveva rilevato poche settimane fa – racconta Marina – ci aveva investito 70mila euro. Pochi cambiamenti, perché andava bene. Noi abitiamo da sempre qui a Centocelle, una cosa del genere non si era mai vista”. Intanto, probabilmente La Pecora Elettrica non riaprirà più: “Ringrazio tutti per la solidarietà – dice Danilo – ma sto per diventare padre e sinceramente oggi ho paura per me e per mia moglie. Difficilmente riapriremo, almeno qui”. Ecco come vince la criminalità.