Subito dopo la sentenza visibilmente commosso un carabiniere ha fatto il baciamano a Ilaria Cucchi. “L’ho fatto perché finalmente dopo tutti questi anni è stata fatta giustizia“, dice il militare mentre accompagna i genitori di Stefano Cucchi, anche loro commossi, fuori dall’aula di Rebibbia dove si è celebrato il processo terminato con due condanne a 12 anni per omicidio preterintenzionale nei confronti di due carabinieri.
“Chi sbaglia paga e doppiamente se porti la divisa“, dice asciutto rivendicando i venti anni nell’Arma, esattamente metà della sua vita. Da oltre tre anni è in servizio a Piazzale Clodio e ha assistito spesso ai tanti processi sulla morte di Stefano. A Palazzo di Giustizia e a Rebibbia. Così ha conosciuto la famiglia Cucchi e il loro dolore. “Ho assistito ai dibattimenti, a tutti quelli qui a Rebibbia, porto la divisa da venti anni e da tre anni e mezzo sono in servizio all’aula bunker. Mi sento in colpa per l’Arma ed è stata una forma di scusa, quei carabinieri condannati hanno infangato duecento anni di storia”, dice tutto d’un fiato quasi volesse togliersi un peso. L’unica parola che scandisce è pero ‘scusa’, e lo fa sistemandosi gli occhiali, quasi a tradire un’emozione evidente.