Inaugurata la nuova area di 50 mila metri quadrati per la riqualificazione delle vetture di seconda mano, con un investimento di 4 milioni, una capacità di 1.200 veicoli al mese e 50 addetti, che presto triplicheranno. “Diventare in due, tre anni, il primo rivenditore di auto usate in Italia, in termini di volumi”, questo l’obiettivo ambizioso di Francesco Banfi, amministratore delegato di Brumbrum
Il mercato dell’usato è circa una volta e mezza quello del nuovo, ed è opaco e parcellizzato. Il progetto Brumbrum, nato all’inizio del 2016, si sviluppa con un approccio istituzionale e un processo snello, rapido e digitale. Dopo la nascita commerciale, nei primi mesi del 2017 e la prima auto venduta online, una Fiat 500 rossa, il modello si è evoluto. E, da metà dell’anno scorso, ha due aree di business: la vendita di auto usate da un lato e il noleggio di auto nuove, dall’altro.
Brumbrum si basa su alcuni pilastri che rendono unica la sua offerta, anche rispetto a quella dei concessionari o delle Case auto che vendono l’usato. Sono quattro, come ci ha spiegato l’ad Francesco Banfi: prima di tutto, brumbrum è come l’Esselunga, un supermercato delle auto dove c’è un’offerta ampia e un grande assortimento che spazia tra modelli e marchi. E’ praticamente rappresentato tutto il mass market retail dai 5 ai 50.000 euro di valore.
In secondo luogo brumbrum si pone come un attore istituzionale, con la mission di “creare trasparenza e fiducia”. Dopo la casa, l’auto è il secondo investimento importante per la famiglia italiana e spesso, nel mercato dell’usato, i vizi occulti o le lungaggini burocratiche sono rischi che si riversano sui proprietari finali. Che brumbrum vuole invece tutelare, usando alcune accortezze. Ad esempio vendendo solo auto che hanno avuto un unico proprietario, e questo screma già parecchio.
Inoltre la loro unica fonte di approvvigionamento sono le Case auto o quelle di noleggio. In questo modo si riesce ad avere la “cartella clinica informatizzata” dell’auto che comprano, cosa che sarebbe difficile ottenere dal concessionario o dal privato.
Altro elemento caratterizzante è il fatto di essere online e digitale, in contrapposizione al modello classico di vendita delle auto usate. Dal sito si scoprono tutte le caratteristiche dell’auto e si può entrare nella macchina, grazie alla realtà virtuale. Un modello di business veloce, al punto che una volta è stata venduta una Panda 4X4 a un pensionato delle Marche in 12 minuti. Normalmente le auto rimangono online un mese prima di essere vendute con un processo trasparente, che termina con la consegna direttamente a casa della macchina e di tutti i documenti.
Una volta comprata l’auto ci sono poi i vantaggi degli acquisti online: 14 giorni, dopo aver ricevuto la macchina, per recedere dal contratto. A questo brumbrum aggiunge 1.000 km per cambiare idea, restituire l’auto e ottenere il rimborso completo.
Ultimo, ma non meno importante, anzi forse proprio il punto di forza di brumbrum è la nuova Factory di Reggio Emilia. Entrata in funzione a settembre di quest’anno, con un investimento di 4 milioni di euro, andrà a pieno regime a inizio 2020 e sarà in grado di mettere in vendita 1.200 auto al mese. Attualmente sono 40 gli addetti che ci lavorano ma, nei prossimi due anni, arriverà ad impiegarne più di 150.
Nel cuore della motor valley, l’impianto di 50.000 mq si affianca a quello di Rho ed è suddiviso tra area produttiva, zona di stoccaggio, uffici e spazi commerciali. All’interno della Factory, unica nel suo genere, le auto vengono ricondizionate e riqualificate dopo essere state sottoposte a oltre 200 test che comprendono la perizia della carrozzeria, la meccanica e il test drive. Successivamente passa dai meccanici per essere messa a nuovo, alla verniciatura e al lavaggio, per arrivare dai fotografi per lo shooting e la pubblicazione sul sito.
L’investimento effettuato in questo impianto si traduce in una qualità elevata che, per il cliente finale, significa ad esempio una garanzia di tre anni sull’usato che acquista, quando normalmente la garanzia sulle auto di seconda mano è di un anno e quella sul nuovo di due. Banfi non si sbilancia a dare numeri relativi alla marginalità o ai volumi di vendita ma questo modello di business sembra rompere col classico schema di acquisto dell’auto usata e proiettarsi nel futuro. Forse è arrivato il momento che i vecchi concessionari di auto usate inizino a preoccuparsi.