C’è chi lo ha definito “il più grande processo per maltrattamenti su disabili in Italia”. Gli imputati sono 17: sono accusati di aver maltrattato 23 pazienti affetti da autismo e altre gravi neuropatie in una struttura della Fondazione Stella Maris, a Fauglia, in provincia di Pisa. E c’è già anche un condannato, il direttore generale, a 2 anni e 8 mesi: secondo il giudice sapeva della “abituale reiterazione di condotte vessatorie” sugli ospiti. Ma è ancora al suo posto. Un’ombra nera si allunga su una fondazione nota a livello internazionale per essere un importante istituto scientifico per la neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza. L’ospedale fondato dalla Stella Maris a Calambrone, in provincia di Pisa, è un polo d’eccellenza per la ricerca, la diagnosi e la cura di quelle patologie. Riceve in tutto 17 milioni di euro all’anno dal sistema sanitario e di questi 2,8 milioni sono destinati alla struttura di Montalto, finita nell’inchiesta, che ospita anche pazienti maggiorenni e in qualche caso adulti. Per il momento tuttavia la Regione Toscana ha deciso di non costituirsi parte civile: l’assessore alla Sanità Stefania Saccardi – renziana, passata da poco con Italia Viva -, contattata da ilfattoquotidiano.it, ha preferito non commentare niente dell’intera storia. “Ci sono stati i rinvii a giudizio, questo mi fa ben sperare, noi genitori abbiamo avuto un po’ di giustizia – spiega Antonella Carta Adamo, presidente dell’Associazione dei genitori degli ospiti – ma non ci saranno vincitori, perché quello che è successo è troppo deludente, troppo doloroso. Qui non vince nessuno”.
Nella struttura di Montalto di Fauglia ci sono 62 ospiti. Fino a qualche settimana fa si temeva che la residenza sanitaria per disabili chiudesse. Il motivo sono le carenze strutturali del centro, certificate da una commissione dell’Asl in estate. I pazienti dovrebbero infatti essere trasferiti in un’altra struttura della Stella Maris, a Marina di Pisa, ma i lavori vanno a rilento e quell’edificio non è ancora utilizzabile. Ma il pericolo di uno “sfratto” senza alternativa da Montalto per il momento è scampato perché la Fondazione ha ricevuto una proroga per i lavori fino a giugno 2020. E così nel frattempo gli ospiti resteranno a Montalto, nella struttura finita nell’inchiesta per i maltrattamenti.
Il processo, gli imputati, la condanna del direttore
Non ci sarà la Regione Toscana tra le parti civili, almeno per ora. Ma ce ne saranno, comunque, 34 davanti al giudice Susanna Messina alla prima udienza del processo sarà il 10 febbraio 2020. Tra quelle accolte ci sono Telefono Viola, Anmic, Associazione nazionale mutilati e invalidi civili e Agosm, ovvero l’associazione dei genitori degli ospiti della Stella Maris. Al banco degli imputati saranno in 15: operatori, due dottoresse, il direttore sanitario Giuseppe De Vito. Gli altri due hanno definito la loro posizione davanti al giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Pisa Giulio Cesare Cipolletta: un operatore ha patteggiato un anno e otto mesi, mentre il direttore generale della Stella Maris Roberto Cutajar è stato condannato a 2 anni e 8 mesi con il rito abbreviato, quindi con lo sconto della pena di un terzo.
Cutajar doveva rispondere di omessa vigilanza in relazione ai maltrattamenti, ma anche per l’assunzione di personale non adeguatamente formato. Nell’ipotesi della Procura questo reato sarebbe stato commesso in concorso con De Vito che invece affronterà il rito ordinario con il dibattimento. Il direttore generale, condannato, ha annunciato di voler ricorrere in appello, ma nel frattempo continua a ricoprire il suo ruolo in Stella Maris, così come il direttore sanitario e una delle due dottoresse che ora sono imputati. Stella Maris ha licenziato tutti gli operatori imputati di avere compiuto i maltrattamenti, mentre quelli che avrebbero assistito senza intervenire né denunciare sono stati sospesi dal lavoro per dieci giorni e successivamente reintegrati a Montalto (una dottoressa è stata assegnata ad un’altra struttura).
Le prove dalle telecamere: “Violenze in 81 giorni su 90”
Le indagini sui maltrattamenti – condotte dal pm Paola Rizzo – iniziano nel 2016, quando i carabinieri di Fauglia segnalano alla Procura di Pisa di aver ricevuto due lettere anonime che denunciano atti di violenza di alcuni operatori della struttura di Montalto nei confronti dei pazienti. Nello stesso periodo arriva anche una denuncia dei genitori di un paziente affetto da autismo, corredata da un referto medico: spiegano che sul corpo del figlio da circa un anno compaiono dei lividi sospetti ma che gli educatori della struttura ne attribuiscono la responsabilità al servizio di trasporto da e verso l’istituto. Così pm e carabinieri decidono di installare le telecamere nascoste in uno dei refettori di Montalto.
Già dopo 4 giorni, come scrive il gup nella sentenza-ordinanza, i video documentano “atti di violenza fisica come schiaffi e strattoni oppure minacce ed ingiurie, poste in essere in maniera del tutto gratuita e senza riferimento a pregresse condizioni dei pazienti”. Le telecamere riprendono quello che accade nella mensa per circa tre mesi. “Oltre novanta giorni durante i quali solo in nove di essi non si è assistito ad episodi di rilievo penale” si legge ancora nella sentenza del giudice Cipolletta. Per il giudice questo attesta “una generalizzata e quotidiana prassi violenta in danno di soggetti deboli; prassi che non è mai o quasi mai stata interrotta neppure dagli altri operatori che non si conformavano alle violenze esercitate”. Per il tribunale si trattava di “prassi che i responsabili delle strutture non hanno saputo o voluto modificare, omettendo di porre in essere quei poteri ad essi conferiti espressamente”.
Ma c’è di più. Le indagini della Procura non si limitano ai casi del 2016. Gli inquirenti individuano altri episodi che sarebbero avvenuti negli anni precedenti e mai segnalati all’autorità giudiziaria. Già nel 2002, ricostruisce il giudice, un operatore che lavorava a Montalto avrebbe compiuto atti di violenza verso un ospite. Lo stesso operatore nel 2003 sarebbe stato responsabile del reato di sequestro di persona “per aver legato senza motivo un paziente”. All’epoca l’unico provvedimento preso nei suoi confronti fu trasferirlo per tre mesi a prendersi cura di piante e fiori in un’altra struttura della Fondazione. Oggi è tra gli imputati. Così come un altro operatore che avrebbe commesso gravi aggressioni nei confronti di 4 pazienti rispettivamente nel 2008, 2009, 2013 e 2014. Non era stato licenziato ma “dimissionato” e comunque, di nuovo, mai portato all’attenzione della magistratura.
Il giudice: “Il direttore sapeva”
Per il giudice “risulta provato” che il direttore generale Cutajar “sia stato destinatario di numerose segnalazioni di condotte illecite” ai danni degli ospiti della struttura. Tra le testimonianze portate da chi ha indagato c’è quella di una psichiatra, ora imputata, che all’epoca lavorava a Montalto: la specialista afferma di aver contattato il direttore generale e di avergli detto che “da quel momento avrebbe informato direttamente i carabinieri di eventuali condotte illecite poste in essere dal personale” e che Cutajar le avrebbe intimato di non farlo, “sollecitandola a riferire solo per via interna”. Anche per questo il Gup ha ritenuto che il direttore “fosse a conoscenza della abituale reiterazione di condotte vessatorie ai danni dei disabili”.
Il presidente della Stella Maris: “Non doveva accadere, ma il direttore generale è innocente: conosco il suo cuore”
Il presidente della Fondazione Stella Maris Giuliano Maffei non nega le violenze, non può farlo: “Alla Stella Maris purtroppo è successo questo, non doveva accadere. E’ stata lesa la nostra anima. Ritengo che anche se una sola persona utilizza un vocabolo di offesa verso i nostri ragazzi, i nostri adulti, sia sbagliato e debba andare via”. Infatti tutti gli operatori protagonisti delle vessazioni sono stati licenziati. “Ci sono queste persone – continua – che hanno sbagliato, non ho capito come abbiano potuto fare questo. Secondo me hanno rovinato loro stessi, non solo i nostri ospiti”, che preferisce chiamare “amici”, “messaggeri”: “Perché sono degli angeli, vanno accarezzati e basta”.
Ma Maffei difende Cutajar. “Il direttore generale non è il responsabile diretto della struttura di Montalto, c’erano i dottori. La sentenza nei confronti di Cutajar a mio parere è completamente sbagliata – sottolinea il presidente – Se avessi avuto anche il minimo sentore che il mio direttore avesse veramente contribuito in forma attiva o omissiva a fare quelle cose lui non si sarebbe mai più avvicinato nemmeno al cancello di Stella Maris. Aspettiamo la sentenza del giudice di appello, io ho completa fiducia, perché conosco Cutajar da dieci anni, conosco il suo cuore. Posso assicurare che è veramente importantissimo per la disabilità, per la fragilità dei nostri ragazzi”. E aggiunge: “Il direttore è un grande conoscitore delle patologie, del sistema. So cosa ha fatto in passato e cosa sta facendo per i nostri ragazzi e i loro genitori”. Maffei sottolinea che nella struttura di Montalto oggi le cose sono cambiate rispetto al 2016: “Gli operatori sono davvero bravi, abbiamo la nuova responsabile del centro che sta facendo grandi cose”. Nessun commento invece sul perché i casi di maltrattamenti che si sarebbero verificati prima dell’inchiesta del 2016, nonostante i provvedimenti interni presi dalla Fondazione, non fossero però mai stati denunciati. Su questo la Stella Maris non si è mai espressa: “Preferiamo che questi dettagli emergano nel dibattimento”.
I genitori dei pazienti: “Tutti sconvolti dalla gratuità delle botte”
“Siamo rimasti tutti sconvolti, nessuno di noi genitori se l’aspettava” dice Antonella Carta Adamo, presidente dell’Agosm. Suo figlio, paziente affetto da autismo, era ospite a Montalto di Fauglia lì da 7 anni. “E qui l’idea della Procura e dei carabinieri è che questo fosse un modus operandi”. La cosa che fa più imbestialire, dice, è la gratuità delle botte che prendono. “Quando siamo stati convocati dai carabinieri per vedere i video pensavamo di andare a vedere dei ‘contenimenti’ fatti male. I nostri ragazzi soffrono di patologie severe, sappiamo che quando vanno in crisi hanno bisogno di essere contenuti per evitare che si facciano del male o che facciano del male ad altre persone”. Ma non è quello che apparirebbe nei video che per ora hanno potuto vedere solo le parti del processo: “Questi ragazzi non fanno altro che stare lì a mangiare. Siamo stati veramente disintegrati da questa cosa, dalla gratuità dei maltrattamenti. E’ abbastanza sconsolante perché sono usciti dei nomi di persone per le quali mi sarei giocata il nodo del collo e invece l’avrei perso”.
Riceviamo e pubblichiamo dalla Fondazione Stella Maris
In relazione all’articolo del 15 novembre 2019 “Pisa, “schiaffi e minacce al centro disabili”: 17 imputati. Il Gup condanna il direttore: “Sapeva delle vessazioni”. Ma è ancora al suo posto” desidero comunicare di non aver mai ricevuto denunce o comunicazioni orali o scritte relative ai fatti dolorosi e tragici del 2016 e smentire vivamente che addirittura avrei intimato alla psichiatra del Centro di non informare i carabinieri di eventuali condotte illecite e poste in essere dal personale. Queste condotte sono in completa antitesi con i valori che sempre hanno ispirato la mia azione personale e professionale in favore dei disabili gravi e gravissimi. Ho la massima fiducia e la più forte convinzione che nel giudizio di appello, con la valutazione di tutti gli elementi di causa, potrà essere accertata la mia completa estraneità ai fatti.
Dott. Roberto Cutajar
Per completezza ilfattoquotidiano.it tiene solo a precisare che l’autrice dell’articolo – che si basa in buona parte sulle motivazioni della sentenza del giudice di primo grado – ha contattato la Stella Maris con largo anticipo rispetto alla pubblicazione proprio per dare la possibilità di replica ai vertici dirigenziali della fondazione.