“Basta!! Cacciateli, cacciateli vi distruggono la città e voi Gettateli in mare! Vergogna!”. I veneziani, invece di subire, dovrebbero reagire così “contro il Mose”, contro i “governanti”, contro “le navi” e contro la “marea” che li “sfigura”. Per tutti, un’unica soluzione: “Gettateli in mare!”. Le parole arrivano – con una certa sorpresa – da Enzo Bianchi, monaco laico e fondatore della Comunità monastica di Bose, della quale è stato priore fino al 2017. Composta da circa 90 membri, sia uomini che donne appartenenti a sei nazionalità differenti e in gran parte laici, ha sede a Magnano, in provincia di Biella.”Una domanda: ma perché, perché, perché voi veneziani non insorgete contro il Mose, contro i vostri governanti, contro le navi che vi invadono, contro questa marea che vi sfigura? Basta!!”.
Una domanda: ma perché, perchè, perchè voi veneziani non insorgete contro il mose, contro i vostri governanti, contro le navi che vi invadono, contro questa marea che vi sfigura? Basta !!cacciateli ,cacciateli vi distruggono la città e voi Gettateli in mare !vergogna!
— enzo bianchi (@enzobianchi7) November 14, 2019
Il tweet arriva proprio quando ritorna l’allarme per le condizioni meteo in laguna, dopo giorni di acqua alta, pioggia e mareggiate. Intorno alle 11.20 – fa sapere il Centro Maree – è previsto un nuovo picco con 160 centimetri di acqua alta, il tutto mentre ha ricominciato a piovere. “Un’altra giornata di allerta per Venezia. Il vento di scirocco continua a soffiare. Vi invito a evitare gli spostamenti e a tenervi aggiornati sul livello dell’acqua con il CentroMaree. Serve la collaborazione di tutti. Piazza San Marco è chiusa“, ha scritto su Facebook il sindaco Luigi Brugnaro avvisando i cittadini. Giovedì il presidente del Consiglio Giuseppe Contesi è stato impegnato in una riunione in città, nella sede della Prefettura, insieme al il primo cittadino, al governatore del Veneto Luca Zaia e al ministro dei trasporti Paola De Micheli, al termine della quale ha detto di essere pronto a dichiarare lo stato d’emergenza.
Il Mose – che dovrebbe proprio proteggere Venezia dall’acqua alta – è atteso dai cittadini ormai dal 2011, la prima data indicata per il completamente dell’opera. Fu il governo Berlusconi nel 2001 a stanziare i primi soldi per il Mose: in pratica, delle dighe mobili che chiudano le tre bocche di porto quando la marea supera i 110 centimetri, proprio come succede in questi giorni. I lavori cominciarono nel 2003 ma furono rallentati in primis dagli arresti che tra 2013 e 2014 scoperchiarono il sistema di tangenti, colpendo imprenditori, politici e vertici del concessionario unico, il Consorzio Venezia Nuova. Dopo lo scandalo, sono sorti invece i problemi di natura tecnica: la paratie sono risultate inceppate dalla sabbia che si deposita sui fondali, le cerniere in acciaio – fondamentali per far funzionare il meccanismo – si stanno arrugginendo. Intanto, il prezzo continua a lievitare verso i 6 miliardi di euro, che diventano 8 se si considerano anche le altre opere per la salvaguardia della laguna dalle maree.