Era il 2010 quando iniziava a circolare il termine Smart City, la città intelligente. A distanza di pochi anni, al posto di progetti che ancora oggi stentano a decollare, inizia già a farsi strada un nuovo modello: è quello della Augmented City, la Città Aumentata, quella cioè che punta a garantire a tutti i cittadini il diritto di vivere la città, aumentandone i servizi grazie all’uso intelligente della tecnologia. Saranno l’internet delle cose, l’uso di sensori connessi tra loro, l’interscambio di dati e informazioni, l’intelligenza artificiale e la realtà virtuale che permetteranno di ridurre la criminalità, evitare di sprecare ore nel traffico alla ricerca di un parcheggio e abbattere le emissioni inquinanti e i costi sanitari. È questa la sfida lanciata da Municipia, società che si occupa di trasformazione digitale collaborando con governi locali di tutto il mondo, che presenterà il suo Manifesto in occasione dell’Assemblea annuale dell’Anci, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, in programma ad Arezzo dal 19 al 21 novembre. “Una nuova città al servizio delle persone: tecnologica, resiliente, inclusiva”, è il titolo di un documento che invita alla riflessione e all’azione sindaci, associazioni di categoria, mondo accademico e cittadini di ogni età: “Le città hanno sempre più un ruolo di primo piano, sia dal punto di vista economico, per le opportunità di occupazione e sviluppo di nuove filiere, che sociale, con la necessità di ricreare e mantenere vive le comunità”, afferma il presidente di Municipia, Stefano De Capitani. “L’adozione di strumenti innovativi però da sola non basta. La tecnologia non è il fine, ma il mezzo: funziona dove ci sono una visione d’insieme e un quadro strategico di evoluzione che partono dall’ascolto delle esigenze delle persone, trasformando i problemi legati alla gestione dei servizi in opportunità”.
Secondo i dati diffusi dalle Nazioni Unite, la metà della popolazione mondiale vive attualmente nelle città e si prevede che saranno almeno 5 miliardi le persone che ci vivranno entro il 2030. È in questi centri, che occupano soltanto il 3% della superficie terrestre, che si crea il 50% del Pil mondiale, ed è da qui che deriva l’80% del consumo di energia e il 75% delle emissioni di carbonio. Un ruolo di primissimo piano che sta generando dei fenomeni dall’impatto sociale rilevante: dall’incremento della produzione di rifiuti, che oggi va oltre 30 milioni di tonnellate all’anno, al maggiore inquinamento atmosferico, ma anche la crescita di spesa per l’assistenza sanitaria e sociale e la domanda diffusa di maggior sicurezza da parte dei cittadini. A questo si aggiunge la variabile dello spopolamento e la conseguente gestione dei flussi migratori, diretta conseguenza dei cambiamenti climatici. La Banca Mondiale ha lanciato l’allarme parlando di 143 milioni di potenziali profughi ambientali, in fuga da siccità o alluvioni, che si sposteranno entro il 2050 nell’Africa sub-sahariana, nell’Asia meridionale e in America Latina. Per questo, secondo Municipia, “il concetto di urbanizzazione va inteso su scala mondiale, per garantire abitazioni adeguate, sicure e accessibili a tutti, ma soprattutto un equo accesso alle risorse nel rispetto generale del pianeta. Città resilienti, capaci di adattarsi a questi cambiamenti inevitabili e di “plasmarsi intorno alle persone”.
Migliorare i servizi pubblici e, più in generale, la vita nelle città attraverso le nuove tecnologie, secondo Municipia, vuol dire mettere al centro l’esperienza della persona lavorando su alcuni pilastri fondamentali come sostenibilità, sicurezza, mobilità e welfare. E nel Manifesto si individuano alcuni nodi cruciali per l’amministrazione di una città. Su tutti la gestione dei rifiuti, dove le nuove tecnologie sono in grado di ottenere informazioni utili per anticipare i picchi e garantire l’integrazione tra le funzionalità amministrative, finanziarie e di controllo con le attività operative e di pianificazione. Sulla sicurezza urbana possono giocare un ruolo fondamentale i cosiddetti strumenti predittivi, in grado di analizzare i dati raccolti anche grazie alle segnalazioni fatte in tempo reale dai cittadini. Mezzi e persone sono sempre più interconnessi e producono dati che possono essere usati anche per monitorare e gestire i flussi e ottimizzare gli spostamenti, consentendo ad esempio la gestione unificata della mobilità e della sosta delle auto nel traffico delle città, con notevoli risparmi di tempo per gli utenti e di emissioni inquinanti per l’ambiente. “Abbiamo davanti delle sfide che vanno raccolte e affrontate, perché urbanizzazione non vuol dire solo criticità ma anche potenzialità da sfruttare al meglio”, conclude De Capitani. “Un cambio di passo è necessario per dare vita a ecosistemi aperti di innovazione, inclusivi, trasparenti e partecipativi, dove le scelte non vengono più calate dall’alto ma sono frutto anche del coinvolgimento dei cittadini di tutte le età, delle proposte avanzate dalle associazioni di categoria, dal mondo accademico, dagli imprenditori in quanto beneficiari e destinatari dei principali servizi”