Alza la voce, Nicola Zingaretti. E da Bologna, dove è in corso la kermesse “Tutta un’altra storia” (seguita dall’assemblea dem per la modifica dello Statuto) rivendica l’agenda per il suo nuovo Pd al governo, per rispondere alle accuse di subalternità rispetto agli alleati scomodi, M5s e Italia Viva di Renzi su tutti. Accuse partita anche dalla minoranza interna, a partire dall’ex presidente dem Matteo Orfini, che aveva presentato cinque ordini del giorno per rivendicare la necessità, dopo la manovra, che il Pd rivendicasse alcuni suoi temi all’esecutivo come prioritari, dall’abrograzione dei Decreti Sicurezza di Salvini, passando per la questione giustizia e allo ius culturae, fino alla parità salariale. Ed è proprio a questi temi che fa riferimento il segretario Pd nel suo intervento, con toni tutt’altro che concilianti: Ci battiamo perché al più presto si rivedano i decreti Salvini, dentro questo governo come scelta di campo. Ci batteremo con i gruppi parlamentari per far approvare lo ius culturae e ius soli, certo che lo faremo”, così Nicola Zingaretti. “Faremo una legge per parità salariale tra donne e uomini, ma per raggiungere l’obiettivo e non per mettere bandierine e avere un’intervista sui giornali. Ci vuole serietà, non comizi”, ha attaccato Zingaretti. E ancora, provando a dettare l’agenda futura per il governo: “Io lo dico al presidente del Consiglio Conte: prepariamo una nuova agenda per questo governo, figlia degli accordi, ma anche delle esigenze dell’Italia”. E infine: “Ci batteremo perché al più presto si rivedano i decreti Salvini, dentro questo governo come scelta di campo. Ci batteremo con i gruppi parlamentari per far approvare lo ius culturae e ius soli, certo che lo faremo”. Parole che, a distanza, rischiano già di creare nuovi attriti con il M5s.