Nessuna firma di notte. Nessuna firma di nascosto. Anzi, al momento proprio nessuna firma. Per tutto il giorno il centrodestra ha chiesto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte di riferire “con urgenza” in Parlamento sulla riforma del fondo salva-Stati – Mes, Meccanismo europeo di stabilità – che secondo Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia era stato approvato dal capo del governo a una riunione dei capi di Stato Ue nei mesi scorsi, quando ancora c’era la maggioranza M5s-Lega. Al coro delle destre si è unito anche il senatore del M5s Gianluigi Paragone (che come noto non è a suo agio nella nuova maggioranza). Per Matteo Salvini e Giorgia Meloni, in particolare, si sarebbe trattato di “alto tradimento“. Ma l’accusa torna indietro come un boomerang da Palazzo Chigi: la revisione del Mes, “non è stata ancora sottoscritta” e le notizie “diffuse da Salvini” sono “palesi falsità”. E la presidenza del Consiglio mette anche il carico ricordando che il segretario della Lega era vicepresidente quando il negoziato “è stato discusso in varie riunioni di maggioranza“. Quindi “il fatto che ne scopra solo adesso l’esistenza è molto grave” perché “denota una imperdonabile trascuratezza per gli affari pubblici”.
Salvini in un post su facebook ha parlato del rischio che la revisione decisa al vertice di giugno – presidente del Consiglio Conte, ministro Giovanni Tria, maggioranza M5s-Lega – possa “trasformare il fondo salva-Stati in un fondo ‘ammazza Stati’ che mette a rischio il risparmio degli italiani o i titoli”. “Se ciò è avvenuto – ha aggiungo l’ex ministro – rischia di essere un crimine contro il popolo italiano. Se qualcuno lo ha fatto lo dica prima che sia tardi e si ponga rimedio altrimenti sarà alto tradimento e per i traditori il posto giusto è la galera“. Dello stesso tenore, con parole e forme diverse, da esponenti di Forza Italia (Lucio Malan) e Fratelli d’Italia (Adolfo Urso).
A questo risponde Palazzo Chigi che precisa che non solo la revisione del trattato non è stata sottoscritta dall’Italia come da nessun’altro degli altri Paesi della zona euro, ma non c’è stato ancora nemmeno alcun voto di Conte o degli altri capi di Stato e di governo sull’accordo complessivo. La sottoscrizione è invece programmata per dicembre e il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri – sottolineano dalla sede del governo – “ha già chiarito, per iscritto, la sua disponibilità a riferire alle Camere l’avanzamento dei lavori e a illustrare nel dettaglio i contenuti della riforma, anche con riguardo all’intero pacchetto”.
A Giorgia Meloni che parla di “eurofollia da ratificare entro dicembre”, Palazzo Chigi ricorda che “in ogni caso il Parlamento ha un potere di veto sull’approvazione definitiva”. Quanto alla trasparenza di comunicazione la presidenza del Consiglio ricorda che Conte ha riferito alle Camere il 19 giugno, accogliendo una risoluzione che impegnava il governo “ad esprimere una valutazione finale sul negoziato soltanto all’esito della definizione dell’intero pacchetto di riforme che, oltre alla revisione del Mes, prevede la creazione di uno strumento di bilancio per la competitività e la convergenza nell’Eurozona e l’approfondimento dell’Unione bancaria“. Di conseguenza il presidente del Consiglio due giorni dopo ha insistito – dice Palazzo Chigi – “perché fosse inserito, nelle comunicazioni finali dell’Eurosummit, un chiaro riferimento a proseguire la revisione del trattato promuovendo le differenti riforme in base ad una ‘logica di pacchetto'”. Così nelle comunicazioni finali dell’Eurosummit, proseguono ancora le fonti di governo, “è stata inserita la seguente formula: “Invitiamo l’Eurogruppo in formato inclusivo a proseguire i lavori su tutti gli elementi di questo pacchetto globale”. Testo poi pubblicato sul sito del Consiglio europeo, cioè il vertice dei capi di Stato e di governo dell’Ue.
E qui, nel finale della nota informale di Palazzo Chigi, il discorso si fa più politico: le fonti vicine al capo del governo ricordano che il senatore a giugno era ancora vicepremier e quindi “avrebbe dovuto prestare più attenzione per l’andamento di questo negoziato, tanto più che l’argomento è stato discusso in varie riunioni di maggioranza, alla presenza di vari rappresentanti della Lega (viceministri all’Economia e presidenti delle Commissioni competenti). Il fatto che il senatore Salvini scopra solo adesso l’esistenza di questo negoziato è molto grave. Denota una imperdonabile trascuratezza per gli affari pubblici. Chi pretende di guidare l’Italia senza premurarsi di studiare i dossier dovrebbe quantomeno evitare di diffondere palesi falsità. Con la propaganda intrisa di menzogne non si curano certo gli interessi dei cittadini italiani”.