L’ultima sosta per le nazionali del 2019 ha creato un nuovo “mostro”: il calciomercato di novembre. Senza campionato, giornalisti e tifosi soffrono sempre l’astinenza da Serie A. Mettiamoci che stavolta la pausa era davvero inutile, almeno per l’Italia già qualificata, ed ecco il risultato: Ibrahimovic, Vidal, Donnarumma, Giroud, Rakitic, Mertens, Matic, Demiral, chi più ne ha più ne metta. Una girandola improbabile di nomi, che non risolverà i problemi delle squadre. E nemmeno la crisi degli appassionati.
A sentire indiscrezioni, trattative o presunte tali, pare estate vera, quando il mercato impazza, o quantomeno gennaio inoltrato con la finestra di riparazione agli sgoccioli. Invece siamo ancora in pieno autunno: il campionato è iniziato da neanche tre mesi e già le squadre dovrebbero fare rivoluzioni. Sarà che della nazionale di Mancini qualificata con tre giornate d’anticipo si è già detto tutto e più di tutto: giusto applaudire il ct e il “rinascimento” azzurro, ma celebrare ulteriormente il record di 10 successi di fila contro la periferia del calcio europeo sarebbe davvero eccessivo. Sarà pure che in Serie A tutti hanno i loro problemi, piccoli o grandi che siano: dall’Inter di Antonio Conte che piange un giorno sì e l’altro pure per la ristrettezza della rosa al Napoli di Ancelotti in pieno melodramma partenopeo, dal Milan a quattro punti dalla zona retrocessione e persino alla Juventus, che vince sempre ma convince meno e sente il fiato sul collo dei rivali. Si illudono che il mercato possa essere la panacea di tutti i mali: i tifosi ne parlano, i quotidiani rilanciano, persino i dirigenti un pochino alimentano.
La realtà è un po’ diversa. Innanzitutto perché il 90% dei presunti affari chiacchierati in questi giorni probabilmente non si realizzerà mai, come sempre succede in questi casi. Ma poi, anche se andassero in porto, non cambierebbero la situazione. Prendiamo il Milan: si vocifera da settimane del possibile ritorno di Ibrahimovic, 38 anni suonati, accostato anche al Bologna di Mihajlovic (il che fa capire il suo reale valore di mercato); in realtà la squadra va rifondata da zero, insieme al nuovo allenatore (che sicuramente non sarà Pioli) e forse anche nuovi dirigenti (visti i risultati di Boban e Maldini). Qualsiasi investimento a gennaio sarebbe non solo inutile ma proprio controproducente (vedi i 40 milioni spesi l’anno scorso per Piatek).
Il Napoli ha problemi che nulla hanno a che vedere con il campo: è in corso una crisi di spogliatoio che rischia di travolgere mezza squadra e l’intero progetto di Ancelotti. Probabile che la frattura con De Laurentiis porti a degli addii e ad un profondo rinnovamento della rosa, ma è difficile che questo avvenga prima della prossima estate. Della Juventus inutile parlare: una squadra così forte, o comunque così tanto più forte delle altre, può solo programmare per il futuro (altro che riparazione).
L’unica che davvero potrebbe intervenire in maniera mirata a gennaio è l’Inter, che con Conte sta costruendo qualcosa di importante ma ha oggettivamente un problema numerico: la mancanza di ricambi, soprattutto a centrocampo e in attacco (dove ormai sono rimasti solo Lukaku, Lautaro e il baby Esposito) è il limite più grande dei nerazzurri, che con un paio di innesti in corsa potrebbero provare davvero ad essere competitivi su più fronti fino alla fine. Ma poi questi acquisti bisogna trovarli, prenderli e anche inserirli, a metà stagione non è mai facile. Così probabilmente il prossimo mercato di gennaio sarà inutile per (quasi) tutti. Figuriamoci quello di novembre, che semplicemente non esiste. È solo una foglia di fico per coprire colpe e problemi. O forse un modo per ammazzare il tempo e la noia della sosta per le nazionali.
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