Manca il quorum, seduta sospesa. Ma i deputati non si sono presentati perché migliaia di manifestanti, che stavano protestando fuori dal Parlamento di Beirut, hanno impedito loro l’accesso al palazzo. Così il presidente dell’assemblea libanese Nabih Berri ha deciso di rinviare a data da destinarsi la sessione parlamentare prevista oggi, che doveva discutere, tra l’altro, della controversa proposta di legge per una amnistia riguardante diversi crimini comuni e crimini finanziari. Un altro giorno tensione nel Paese, dove le proteste proseguono dal 17 ottobre, in cui le banche, che oggi riaprono dopo dieci giorni di chiusura, hanno deciso di applicare “misure straordinarie” per contenere la fuga dei capitali, tra cui il limite ai prelievi: a causa della grave crisi sociale, economica e politica libanese, i risparmiatori cercano infatti di prelevare dai loro conti correnti in dollari americani in contanti.
Le proteste fuori dal Parlamento – I manifestanti contestano la decisione di Berri di convocare il Parlamento in modo “incostituzionale” per discutere un disegno di legge finalizzato a combattere la corruzione e un’amnistia generale. “Non vogliamo che approvino leggi che li tutelino e che facciano i loro interessi”, si legge su un cartellone portato da un uomo in piazza. Alcuni manifestanti si sono seduti in strada per bloccare la circolazione, altri si sono tenuti per mano per formare una catena umana. La Dpa segnala tafferugli tra le forze di sicurezza e i manifestanti. Un convoglio di deputati ha cercato di farsi largo tra la folla sparando in aria, mentre i manifestati hanno colpito le auto. Una fonte parlamentare citata dalla Dpa ha riferito che i deputati del blocco del premier dimissionario Saad Hariri, le Forze cristiano libanesi, il leader druso Walid Jumblatt e altri esponenti dei partiti o indipendenti avevano già deciso di non prendere parte alle seduta. Intenzionati a partecipare solo i deputati del blocco fedele al presidente Michel Aoun, gli alleati di Hezbollah e quelli vicini a Berri.
Riaprono le banche dopo dieci giorni – Gli sportelli avevano chiuso a seguito dello sciopero degli impiegati bancari, impauriti dalla graduale tensione sociale nel contesto delle prolungate proteste popolari anti-governative. E per la prima volta dall’inizio della crisi più di un mese fa, agenti di polizia sono ora dispiegati agli ingressi di ogni filiale su tutto il territorio libanese a protezione delle sedi bancarie e degli impiegati. Prima le banche erano rimaste per il prolungamento di due giorni di una festa religiosa, poi per lo sciopero dei bancari, intimoriti dalla pressione che clienti e correntisti potevano esercitare agli sportelli. Già a metà ottobre, con lo scoppio delle proteste popolari anti-governative e con la chiusura delle scuole e di diverse istituzioni del paese, le banche erano rimaste chiuse due settimane di seguito. L’associazione delle banche libanesi aveva ieri informato che il ministero degli Interni aveva accordato alle banche e ai loro impiegati una protezione di sicurezza con il dispiegamento di agenti fuori dalle filiali.