Una squadra di calcio nata da immigrati irlandesi nel 1887 per dare da mangiare ai bambini poveri dell’East End di Glasgow e un’associazione che, a 2mila chilometri di distanza, si occupa di assistere i migranti senza dimora a Roma. A intrecciare le storie del Celtic e di Baobab Experience sono stati i cori fascisti e i saluti romani di una parte dei tifosi della Lazio che il 25 ottobre scorso hanno girato in corteo per il centro di Glasgow prima della gara di Europa League tra le due squadre. In risposta a quegli slogan è nata una raccolta fondi organizzata dalla Green Brigade, gruppo ultras biancoverde, proprio per aiutare chi a Roma lotta a favore di ultimi e discriminati. “Tutto nasce dopo la partita di Europa League. Il giorno dopo ci contattano i tifosi scozzesi perché hanno deciso di fare una colletta in nome dell’antirazzismo a Glasgow come a Roma”, racconta a ilfattoquotidiano.it Andrea Costa, referente del progetto di Baobab Experience. Finora sono state raccolte più di 15mila sterline, circa 18mila euro.

I tifosi del Celtic sono sensibili a questi temi. Già durante la partita al Celtic Park contro la Lazio avevano risposto ai saluti romani con uno striscione di Mussolini a testa in giù. Per rappresaglia, prima della partita di ritorno a Roma, due supporter del Celtic sono stati poi aggrediti in un pub della Capitale. Ma per la Green Brigade razzismo e fascismo sono il nemico numero uno del calcio e non devono trovare spazio “né al Celtic Park né altrove”, come scrivono nel testo della loro raccolta fondi sulla piattaforma Gofoundme.com dal titolo non casuale: #Footballagainstfascism. La storia del Celtic, come sottolineano ancora gli stessi tifosi, nasce da un gruppo di immigrati “in fuga dalla carestia e dall’oppressione coloniale“. “Il Celtic è un club di immigrati“, scrive la Green Brigade. Il Celtic Football Club fu formalmente fondato da un fratello marista irlandese, Walfrid, con lo scopo di alleviare la povertà nell’East End di Glasgow raccogliendo fondi per l’organizzazione benefica che lui stesso aveva istituito, il Poor Children’s Dinner Table.

Da queste origini, da una tradizione cattolica, operaia e di periferia, nasce il background dei The Bhoys, dove l’h richiama l’altra origine, quella gaelica e quindi irlandese. La Brigata Verde decide di rispondere agli slogan fascisti con una raccolta fondi a favore dell’associazione Scottish Action for Refugees, ma di trovare anche una simile associazione a Roma da poter aiutare. “Sono loro che ci hanno cercato in rete e ci hanno individuato”, racconta Andrea Costa. In occasione della gara di ritorno tra Lazio e Celtic del successivo 7 novembre, i tifosi scozzesi hanno deciso di andare oltre la semplice raccolta di fondi, andando anche a visitare il presidio di Baobab alla stazione Tiburtina: “Hanno voluto incontrarci. Una folta rappresentanza è voluta venire a parlare con i migranti e i volontari. Una cosa molto bella, un gesto di solidarietà che speriamo aiuti anche il mondo del calcio a cancellare quegli episodi di razzismo e di apologia del fascismo che troppo spesso si vedono”, spiega Costa.

È l’obiettivo annunciato anche dalla Green Brigade nel presentare la raccolta fondi: “Purtroppo, nel 2019, l’intolleranza verso gli immigrati è ancora una storia familiare in tutta Europa. Troppo spesso questo si manifesta negli stadi di calcio e troppo a lungo è rimasto incontestato. Dobbiamo avere la forza di difendere gli ideali da cui siamo nati – si legge ancora sulla piattaforma – Allo stesso tempo dobbiamo combattere contro quei principi che sono l’antitesi della nostra stessa esistenza. Non c’è posto per il fascismo al Celtic Park come in nessun altro luogo.” Il riferimento, esplicito, è appunto ai recenti match con la Lazio, l’ultimo il 7 novembre scorso: “Lontano dall’essere tolleranti, i fan della Lazio sono rinomati per le loro opinioni di estrema destra, di cui abbiamo avuto testimonianza sia sulle strade di Roma sia sugli spalti”.

“Per rispondere alle provocazioni, alla violenza fascista e all’ambiguità della stessa Uefa sul tema, la Brigata verde ha lanciato una raccolta fondi da destinare a noi e all’associazione Scottish Action for Refugees“, ha annunciato anche Baobab il 18 novembre su Facebook. “La passione per il calcio, lo spirito sportivo dovrebbero essere questo: un gesto d’amore concreto, un atto di ribellione contro le discriminazioni, un cartellino rosso contro il razzismo, mai e poi mai un saluto romano. Grazie ragazzi, per il supporto e per essere venuti a trovarci al presidio”, si legge ancora nel post.

“La raccolta durerà ancora qualche giorno e poi ci invieranno i soldi”, spiega il referente del progetto Costa. “Ci serveranno per andare avanti – aggiunge – abbiamo bisogno di acquistare materiali per la gestione del presidio: quindi materassini, coperte, sacchi a pelo, vestiti pesanti, intimo. E poi li usiamo anche per le spese, come le marche da bolle, per portare avanti le nostre attività di assistenza. Ci servono per la vita quotidiana”. Dopo l’ennesimo sgombero di un anno fa, quando le ruspe della Polizia hanno fatto chiudere il centro alla stazione Tiburtina che ospitava circa 200 migranti, l’attività di Baobab Experience è comunque proseguita: “Siamo con circa 80 migranti che purtroppo stanno in strade – spiega Costa – Non abbiamo più tende e nient’altro. La sera distribuiamo coperte, la mattina le ritiriamo. Diamo la colazione, la cena, il pranzo il sabato e la domenica. C’è l’assistenza medica e legale, i corsi di lingua, le attività culturali e sportive. Proviamo a stare vicino a questi ragazzi che non trovano accoglienza pur avendone diritto”.

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