Politica

Fondo salva-Stati, Conte riferirà in Senato il 10 dicembre. Lega: “Venti giorni sono troppi”. Lui: “No a sovranismo da operetta”

L'opposizione aveva chiesto che il premier andasse già la prossima settimana a spiegare la riforma del Meccanismo europeo di stabilità. Ma Conte replica: "Lo stesso partito che partecipava a vertici di maggioranza grida allo scandalo". Salvini: "Bugiardo o smemorato". I dem: "Tempesta in un bicchier d’acqua". Il vicepresidente della Commissione Ue Dombrovskis: "Speriamo sia possibile raggiungere un accordo a dicembre, come previsto, all’Eurogruppo e potenzialmente all’Eurosummit"

Dopo due giorni di polemiche politiche e la richiesta di chiarimenti arrivata anche dal Movimento 5 Stelle, la conferenza dei capigruppo ha stabilito che il premier Giuseppe Conte riferirà in Senato sulla vicenda della riforma del Meccanismo europeo di stabilità il prossimo 10 dicembre, nell’ambito delle comunicazioni che precedono il Consiglio europeo in programma il 13. Le opposizioni, che avevano chiesto di anticipare alla prossima settimana le comunicazioni, lamentano che i tempi sono troppo lunghi. Ma il presidente del Consiglio ribatte: “Il governo è responsabile e si siede ai tavoli difendendo gli interessi nazionali in modo serio, rigoroso, studiando i dossier. Oggi abbiamo scoperto che c’è un negoziato che è in corso da un anno: il delirio collettivo sul Mes è stato suscitato dal leader dell’opposizione (Matteo Salvini, ndr), lo stesso che qualche mese fa partecipava ai tavoli discutendo di Mes, perché abbiamo avuto vertici di maggioranza con i massimi esponenti della Lega, quattro incontri” e ora c’è chi scopre che era al tavolo “a sua insaputa”.

Salvini: “Conte bugiardo o smemorato” – “Questo è un atteggiamento irresponsabile“, ha continuato Conte, parlando da Arezzo a margine dell’assemblea Anci. “Come i cittadini pretendono dal governo un atteggiamento responsabile, così io pretendo un’opposizione seria, credibile, perché difendiamo tutti gli interessi nazionali, altrimenti è un sovranismo da operetta“. Immediata la risposta di Matteo Salvini: “Il signor Conte è bugiardo o smemorato. Se fosse onesto direbbe che a quei tavoli, così come a ogni dibattito pubblico, compresi quelli parlamentari, abbiamo sempre detto di no al Mes. Non è difficile da ammettere e del resto, se necessario, ci sono numerose dichiarazioni a testimonianza della contrarietà espressa da tutti i componenti della Lega, ministri compresi, su questo argomento. Cosa teme il presidente del Consiglio? Ha forse svenduto i risparmi degli italiani?”.

Dal canto suo, il capo politico M5s e ministro degli Esteri Luigi Di Maio parlando al Corriere avverte che “una riforma del Mes che stritola l’Italia non è fattibile”. Per questo “ho chiesto la convocazione del vertice” di venerdì. In ogni caso “Conte non ha firmato nulla e questo non è un vertice contro di lui, anzi lo sosteniamo”. Un post sul blog delle Stelle aggiunge: “Non vogliamo che il Mes diventi l’Fmi d’Europa, che concede aiuti solo a condizione di perseguire inaccettabili politiche di austerity che hanno già mostrato la loro pericolosità economica, sociale e politica. Il Presidente Conte non ha firmato alcun documento o accordo ed è giusto che si rivendichi il principio della logica di pacchetto. Siamo sicuri che il governo lavorerà in difesa degli interessi dell’Italia”. E ancora: “E’ da giugno scorso che l’Italia ha chiaramente espresso le sue riserve sulla riforma del MES, il meccanismo europeo salva-Stati”.

Dombrovskis: “Disposti a fare da facilitatori” – Intanto il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis, da Bruxelles, ha spiegato: “Speriamo sia possibile raggiungere un accordo a dicembre, come previsto, all’Eurogruppo e potenzialmente all’Eurosummit”. La Commissione “è disposta a facilitare se alla fine ci sarà un accordo bilanciato“. Per Bruxelles il Mes “dovrebbe diventare il backstop del fondo salva-banche”. Ma gli Stati stanno discutendo di “espandere i suoi strumenti precauzionali” e “ci sono discussioni anche sulle clausole di azione collettiva“, la cui riforma faciliterebbe la ristrutturazione dei debiti.

Le opposizioni all’attacco – “Conte scappa e si nasconde”, protesta la Lega, per bocca del presidente dei senatori Massimiliano Romeo. “Venti giorni sono troppi per riferire al Parlamento che è sovrano – protesta l’esponente del Carroccio – pensiamo che sia troppo tardi. Il ministro dell’Economia Gualtieri“, che riferirà il 27 novembre, “è importante, ma su questa questione deve riferire il presidente del Consiglio e occorre anche un atto di indirizzo politico da parte del Parlamento. Conte ha dichiarato più volte di amare il Parlamento, in realtà si nasconde su tutti i problemi: spygate, Ilva, conflitto di interessi e ora il Mes”.

Anche per Luca Ciriani, capogruppo di Fdi al Senato, “è grave” che il presidente del Consiglio non vada subito in Parlamento. “Anche l’Abi – prosegue l’esponente di Fratelli d’Italia – dice che non sa nulla di questo accordo. Su una questione così delicata che riguarda la sovranità economica del Paese occorre discutere in Parlamento”. “Evidentemente c’è imbarazzo all’interno della maggioranza, ma se anche il ministro degli Esteri Di Maio chiede chiarimenti siamo legittimati a chiederlo anche noi”.

Pd: “Tempesta in un bicchier d’acqua” – Il Pd al contrario difende la rifoma. “Basta soffiare sul fuoco divulgando fake news sul Mes. La campagna di comunicazione di queste ore per lo Stop al Mes è una tempesta in un bicchier d’acqua“, ha commentato il capogruppo dem in commissione Ue della Camera Piero De Luca. “Il 21 giugno 2019 il Vertice euro ha adottato una dichiarazione congiunta con la quale ha accolto con favore i progressi compiuti in sede di Eurogruppo in merito al pacchetto di proposte della Commissione sul futuro rafforzamento dell’Unione economica e monetaria, ed ha, in particolare, preso atto dell’accordo raggiunto sulla revisione del Trattato, rinviando la firma finale al dicembre 2019″. “Nel complesso – continua il deputato dem -, il nuovo Trattato presenta aspetti innovativi. Si vincola l’operatività del Mes al rispetto dell’ordinamento giuridico dell’Ue, si prevede finalmente la garanzia comune (c.d. backstop) al Fondo di risoluzione unico delle banche, si rafforza il dialogo con il Parlamento europeo, si stabiliscono nuove e più efficaci modalità di cooperazione tra gli organismi decisionali del Mes e la Commissione per evitare rischi di azioni incoerenti e non coordinate, e, infine, vengono raddoppiate le “linee di assistenza finanziaria preventiva” introducendo una nuova ipotesi di credito precauzionale, attivabile con la stipula di una semplice lettera di intenti. Ora, è bene operare un chiarimento: le forze politiche che adesso agitano in via strumentale proclami e dissensi in merito ad una riforma del Trattato Mes hanno svolto i negoziati quando erano loro al Governo e l’hanno pienamente condivisa nei mesi scorsi”.