Le riserve di materie prime dentro l’acciaieria Ilva di Taranto sono “al minimo”. È l’allarme lanciato dai commissari straordinari dopo l’ispezione effettuata nello stabilimento gestito da ArcelorMittal, dopo la verifica negata sei giorni fa. La situazione notata da Franco Ardito, Antonio Lupo e Alessandro Danovi conferma quindi quanto la stessa triade ha messo nero su bianco nel ricorso ex articolo 700 depositato al Tribunale civile di Milano. La visita ha riguardato in particolare l’area dei parchi minerali, dove vengono stoccate le materie prime che servono ad alimentare l’attività del siderurgico. Con le riserve attuali, secondo i commissari, la fabbrica può andare avanti per “un raggio di azione molto ridotto”.
Gli amministratori di Ilva in amministrazione straordinaria avrebbe quindi avuto modo di vedere con i propri occhi quanto esposto sia ai giudici milanesi che ai magistrati inquirenti di Taranto. La procura guidata da Carlo Maria Capristo – incontrato dai commissari dopo l’ispezione – ha aperto un’inchiesta sulla scorta della loro denuncia nella quale si ipotizzano i reati di distruzione di mezzi di produzione e di appropriazione indebita.
Mentre i finanzieri di Taranto e di Milano hanno iniziato ad analizzare la corposa documentazione acquisita martedì nel corso della perquisizione disposta dai pm sia nell’acciaieria pugliese che nelle sedi di ArcelorMittal e Ilva in amministrazione straordinaria, la politica continua a lavorare sotto traccia per preparare l’incontro di venerdì tra il premier Giuseppe Conte e la famiglia Mittal.
Il presidente del Consiglio ha spiegato che “venerdì porterò sul tavolo all’incontro con Mittal la determinazione di un presidente del Consiglio che rappresenta un Paese che è nel G7″. Un Paese, ha spiegato, “dove si viene, si rispettano le regole e dove non ci si può sedere, firmare un contratto dopo una procedura di evidenza pubblica per una gara pubblica e dopo qualche mese iniziare una attività di dismissione per andar via”. Conte ha aggiunto di augurarsi che Mittal “possa capire la situazione e possa assumere un atteggiamento ben diverso” rispetto a quello che “mi ha preannunciato nell’incontro precedente”.
All’incontro avevano chiesto di partecipare anche i sindacati, ma al momento dalla presidenza del Consiglio non sono arrivate indicazioni in tal senso. Intanto, i delegati dei metalmeccanici Fiom, Uilm e Fim, riuniti a Roma nell’assemblea nazionale unitaria, “ritengono una questione generale per il Paese lo stato di crisi dell’Industria e per questa ragione ritengono necessario chiedere a Cgil, Cisl e Uil un lavoro comune per il lancio di una mobilitazione generale”, non solo per Ilva ma anche per i “settori automotive, elettrodomestico, informatica, installazioni”.
Giovedì, intanto, in Consiglio dei ministri arriveranno “alcune proposte” per Taranto, “anche dal Mise ovviamente”, ha annunciato il ministro per lo Sviluppo economico Stefano Patuanelli. “Ci sarà una serie di valutazioni su come accelerare gli interventi previsti all’esterno dello stabilimento” dell’ex Ilva “perché bisogna dare risposte ai cittadini che da anni attendono anche ricadute positive sul territorio”. Quindi ha ricordato che “c’è un miliardo circa del contratto istituzionale di sviluppo da fare ricadere sul territorio in tempi rapidi anche con una legge speciale”.