La procura di Milano ha altri sei mesi per indagare su Attilio Fontana , governatore leghista della Regione Lombardia. La proroga delle indagini è stata accordata dal gip di Milano Raffaella Mascarino su richiesta dello stesso ufficio inquirente guidato da Francesco Greco. Fontana è finito sotto inchiesta nel maggio scorso per abuso d’ufficio: gli inquirenti gli contestano di aver nominato in un organismo regionale il suo ex socio di studio legale, Luca Marsico.
Fontana, interrogato lo scorso 13 maggio e difeso dal legale Jacopo Pensa, aveva rivendicato come una sua scelta quella nomina del suo ex socio per un incarico, da 11.500 euro all’anno, come componente del Nucleo di valutazione e verifica degli investimenti al Pirellone: non voleva disperdere le sue competenze, aveva affermato il Governatore e, poi, tra le varie possibilità che si erano presentate aveva scelto per lui la più vicina alle sue passate esperienze e anche la meno lucrosa. Gli inquirenti dovranno decidere, al termine degli accertamenti, se chiedere il processo per il governatore o l’archiviazione.
A fine ottobre, nel fascicolo a carico del Governatore nato da uno stralcio dell’inchiesta ribattezzata “Mensa dei poveri” e coordinato dai pm Silvia Bonardi, Luigi Furno e Adriano Scudieri, la Guardia di finanza aveva acquisito altri documenti negli uffici della Regione Lombardia e poi gli inquirenti avevano inoltrato al giudice la richiesta di proroga delle indagini. Una proroga per compiere ulteriori approfondimenti che puntano a stabilire se l’episodio contestato a Fontana sia da inquadrare al massimo come un illecito amministrativo, come peraltro sostiene l’avvocato Pensa, difensore di Fontana, o come un reato.
I pm, in sostanza, hanno contestato a Fontana quella nomina di parte malgrado ci fosse stato un avviso pubblico, mentre lui la ritiene “fiduciaria“. Secondo i pm, Fontana avrebbe anche violato il dovere di astensione per conflitto di interessi, anche se il Governatore dopo l’elezione al Pirellone aveva ceduto le sue quote dello studio alla figlia. “Se avessi avuto il sospetto che la mia partecipazione alla delibera non fosse legittima mi sarei astenuto”, aveva chiarito il Governatore a verbale.