#iostoconSuso. Perché il fantasioso numero 8 rossonero ha risposto per le rime al volgare post su Instagram di Matteo Salvini, in occasione del suo 26esimo compleanno, martedì 19 novembre. Il Ducetto Verdognolo, col solito stile che lo contraddistingue ma che ormai comincia a stare sui cabbasisi della gente (vedi le piazze gremite dalle “sardine”) gli aveva infatti scritto: “Auguri! Nella speranza che Babbo Natale ti porti un po’ di velocità, di grinta e di voglia di giocare”. Che c’entrasse poi Babbo Natale con il compleanno, questo può apparire come l’ennesima gaffe del rozzo Capitano leghista. In realtà, Natale è la vigilia del calciomercato di riparazione e la frase può essere intesa come un avviso ai naviganti, occhio che rischi di essere cacciato…

Però, l’oste lumbàrd non aveva fatto i conti (col Conte li aveva già fatti ad agosto) con l’orgoglioso Jesus Joaquin Saenz de la Torre, al secolo Suso da Cadice. L’andaluso ha risposto con ironia e rimandato al mittente la salviniana stilettata, da dittatore dello stato libero di Bananas: “Grazie Salvini. Nella speranza che Babbo Natale ti porti un po’ di velocità, di grinta di voglia di amministrare meglio, molto meglio, un paese che amo”. Rete!

Sono d’accordo col tifoso Carlo Ceriani che ha commentato il battibecco tra il tracotante leader della Lega e il calciatore, che non è al top della forma: “Bravo Suso. Questa volta ha fatto gol”. La sua replica è stata un lampo e uno stampo. Una giocata delle sue. Una di quelle che la curva rossonera invoca dall’inizio di questo campionato: “Suso mi rende profondamente triste. Come giocatore non mi pare un fenomeno e oltretutto, a volte, mi pare pure scazzato”, ha postato Fabrizio Arzaghi sul sito Rossoneri Live, “ma con la risposta a Salvini ho ritrovato un po’ di stima in lui!!!… almeno come uomo!!! vai, Jesus!! Non farti crocifiggere”.

Altri sono più pragmatici: “Risposta top direi”, dice Yev, “ma io la risposta vorrei vederla sul campo”. Persino tra chi non è ostile nei confronti dell’invadente ex ministro degli Interni si stigmatizza il suo inappropriato intervento: “Salvini sparla troppo, ha un comportamento assurdo. Se l’è meritata tutta la risposta di Suso. E io politicamente non sono contro Salvini” (il Leone rossonero).

Ovviamente il web è stato sommerso dal solito rito delle falangi contrapposte, un rosario di commenti beceri che ripetono gli schemi della Bestia salviniana, con l’aggiunta degli haters di curva, gli amici del Ducetto, quelli ai quali il post degli ipocriti auguri a Suso era in realtà diretto. Da tempo gli ultras milanisti contestano Suso che non è stato all’altezza delle attese. E’ diventato un bersaglio. Da quando poi è passato nella scuderia del procuratore – assai discusso – Raiola, la campagna contro il calciatore ex del Liverpool si è acuita: un tamtam insistente per convincere la società a venderlo (Raiola ci guadagnerebbe…).

La zappata di Salvini si inserisce in questo contesto: lui li conosce bene gli umori della curva ultras. Gli intrecci sono curiosi, e a pensar male quasi sempre ci s’azzecca, sosteneva Giulio Andreotti, uno che se ne intendeva… e, a proposito di curiosità, tutte le volte che ho scritto “salviniano” il correttore automatico ha cambiato la parola in “staliniano”. Il che mi ha indotto a rileggere il famoso “rapporto segreto” di Khrushchev al XX congresso del Pcus, di cui ho il testo integrale riportato nel saggio I processi di Mosca a cura di Pier Luigi Contessi (il Mulino 1970).

Proprio all’inizio Nikita Khrushchev attacca il culto di Stalin e “le sue disastrose conseguenze”. Dopo la morte del dittatore sovietico, riferì ai congressisti, il Comitato Centrale del partito (di cui lui era diventato uno dei leader, dopo anni passati però all’ombra di Stalin…) “cercò di propagandare una politica impegnata a dimostrare con esauriente rapidità che è contro lo spirito del marxismo-leninismo esaltare una persona sino a trasformarla in superuomo, cioè una creatura dotata di qualità soprannaturali, simili a quelle di un dio”.

Khrushchev enfatizzava, nel sintetizzare l’effetto collaterale del culto dell’individuo. Subito dopo, aggiunse: “Si tratta del tipo d’uomo che sa tutto, vede tutto, pensa per tutti ed è infallibile”. Del resto, lo stesso Marx confessò più volte la sua personale avversione “per qualsiasi forma di culto dell’individuo” (lo scrisse in una lettera al dirigente politico tedesco Wilhelm Bloss) e pretese sempre che venisse cancellata ogni forma di “idolatria superstiziosa dell’autorità”.

Tale patologia si applica al Ducetto Verdognolo e si ripete ogni volta che in politica si affaccia chi chiede pieni poteri, si presenta come l’unto del Signore o “uno di voi”, e si ritiene colui che ha la soluzione giusta per qualsiasi problema. Dall’Ilva al Milan. Dalle vongole alle… sardine.

Ps. Suso è di Cadice, dove la sardina è una delle pietanze regine della gastronomia locale, frutto della tradizione marinara (il pescaito, gustosissimo, preparato con tantissime specie di pesce, molluschi e crostacei). Il piatto più popolare è l’espeto de sardinas, spiedino di canna sulla quale vengono infilate e cotte le sardine alla brace. Alla fine del Carnevale di Cadice, uno dei più suggestivi d’Europa, c’è la cerimonia dell’entierro de la sardina. Si rappresenta come una sfilata teatrale e funebre in cui tutti debbono stare tristi perché le sardine sono morte e devono essere seppellite.

La sepoltura della sardina finalizza, così dice la tradizione, una figura simbolica che incarna i vizi e le sfrenatezza della festa. La sardina, cioè, è simbolo di eccessiva allegria, di smodata felicità, di esagerata libertà. Dunque, non adatta all’austerità della Quaresima, che comincia dopo il Carnevale… quindi, è logico che Suso possa giustamente essere considerato come un naturale difensore delle sardine – oltre che un valido attaccante del Milan.

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