Altro giorno, altro smacco per la reputazione dell’industria tedesca dell’auto: BMW, Volkswagen e Daimler dovranno pagare una multa di 100 milioni di euro per aver formato un cartello dedito a modulare a proprio favore i prezzi per l’acquisto dell’acciaio. È quanto ha deciso l’autorità antitrust tedesca, accusando i tre colossi teutonici di comportamenti anticoncorrenziali. Una condotta che, a dire il vero, non è nuova per le multinazionali in questione, già pizzicate a fare comunella nel luglio del 2017.
Sulla loro colpevolezza non c’è dubbio: le tre aziende automobilistiche, infatti, hanno già accettato di pagare l’ammenda. Peraltro, nell’azionariato delle stesse ci sono buone fette di proprietà statale. Quindi, parte dei soldi uscirà ed entrerà nelle medesime tasche, come già successo in passato per altre sanzioni elevate ai costruttori in questione. Stavolta i fatti incriminati si riferiscono a un periodo lungo quasi 10 anni, intercorso tra il 2004 e il 2013, quando BMW, Volkswagen e Daimler hanno organizzato riunioni con rappresentanti dell’industria siderurgica al fine di ottenere tariffe livellate e studiate a tavolino: il risultato è che i tre costruttori hanno beneficiato di prezzi per l’acciaio non in linea con quelli di mercato.
“Nella misura in cui queste discussioni non sono state seguite da negoziati individuali con i fornitori, è stata impedita la concorrenza“, ha tuona il presidente del Bundeskartellamt, Andreas Mundt. Un dolo proseguito sino al 2016. L’entità della multa, comunque, non peserà praticamente nulla nei bilanci delle suddette multinazionali, alcune delle quali hanno già dovuto esborsare cifre miliardarie per mettere fine allo scandalo delle emissioni inquinanti.
Senza contare che la leggerezza della sanzione è legata a un dato di fatto, spiegato dallo stesso Bundeskartellamt: l’acciaio utilizzato per la costruzione incide per meno dell’1% del valore finale di ogni singola auto. Pertanto, meglio pagare e non fare troppo rumore mediatico. Sarebbe interessante, però, capire quanti soldi siano riuscite a risparmiare le tre compagnie nell’arco di una decade, almeno per avere contezza della proporzionalità fra danno arrecato e multa da pagare.