L'ex primo cittadino di Pomezia, tra i primi grillini a guidare un Comune, definisce il Carroccio "un grande partito": "Per me è un ritorno alle origini"
Il reddito di cittadinanza è diventato “uno strumento assistenzialistico”, le leggi migliori del governo Conte 1 sono stati legittima difesa, quota 100 e decreti sicurezza e i provvedimenti del M5s sono stati evanescenti. A parlare così è un ex sindaco dei Cinquestelle, Fabio Fucci, che fino al giugno 2018 ha guidato il Comune di Pomezia, popolosa cittadina alle porte di Roma. Fucci ha annunciato di essere passato alla Lega: “Il mio ingresso nella Lega concretizza un ritorno alle mie origini politiche – dice Fucci a Radio Cusano Campus – di persona che ha apprezzato i provvedimenti della destra. Il motivo della crisi di consenso del M5s è anche questo suo non essere né di destra né di sinistra. La politica è anche identificare delle priorità. Da una parte c’è chi pensa allo ius soli, dall’altro la Lega che ritiene prioritario abbassare le tasse”.
E pensa già in grande: il Campidoglio per esempio. Non nega “E’ una suggestione. Sono a disposizione della Lega, ma sono scelte che vanno concordate con i dirigenti del partito. Sarei certamente in grado di farlo. Purtroppo per Roma la Raggi ha fallito su tutte le grandi sfide che la città presenta ad ogni sindaco: dalla gestione dei rifiuti alle manutenzioni. Ha cambiato più assessori che paia di scarpe, questo denota una totale mancanza di visione e di progetto. Se Roma viene percepita come una città sporca e invivibile è evidente che vi sia una responsabilità dell’attuale amministrazione”.
Fucci, uno dei primi sindaci eletti dai Cinquestelle (nel 2013), era fuoriuscito dal M5s in polemica con le regole sul limite dei due mandati. Si ricandidò alla guida di Pomezia con una lista civica ma l’impresa non gli riuscì: vinsero di nuovo i Cinquestelle con Adriano Zuccalà, l’attuale sindaco. “La Lega – aveva detto nei giorni scorsi in una diretta su facebook – ha dato dimostrazione di non essere un partito che accetta ingressi giustificati dal trasformismo, ma di essere un partito che valuta e ragiona”. Da qui l’adesione “a un grande partito che ha fatto tanto bene nel momento in cui si è trovato a governare il nostro Paese”.