Dopo settimane di tensioni e incontri, Luigi Di Maio ha deciso di affidare la decisione se correre alle Regionali in Emilia Romagna e Calabria agli iscritti della piattaforma Rousseau. La scelta è arrivata in modo completamente inaspettato per i portavoce delle singole regioni: in questi giorni si aspettava l’intervento del capo politico e la mossa di ricorrere al voto in rete sta scatenando una vera e propria rivolta. Oggi gli utenti hanno tempo fino alle 20 per decidere se concedere al Movimento “una pausa elettorale per la preparazione degli Stati generali del M5s” e quindi saltare i due appuntamenti dei prossimi mesi. Proprio la formulazione del quesito, che secondo molti sarebbe “già orientata”, è oggetto di critiche e attacchi. Senza dimenticare il fatto che, far esprimere a livello nazionale su una consultazione che riguarda due regioni, viene percepito come una forte ingiustizia. E il malumore è così forte che c’è chi non esclude si possa arrivare a una spaccatura definitiva con consiglieri e parlamentari pronti a presentarsi comunque vada la consultazione con liste civiche.
Nelle scorse settimane Di Maio ha visto i referenti delle due Regioni ed entrambi i gruppi, compatti, hanno riportato la volontà di correre: “Altrimenti possiamo dirci morti sui territori”, è stato il coro unanime. Il capo politico, nonostante dopo le elezioni in Umbria avesse annunciato l’intenzione dei candidare le liste, ora è contrario a correre perché “non può permettersi di avere altri articoli che parlano di flop M5s”. Il rischio ora è che la decisione di ritirarsi provochi quella spaccatura che è nell’aria da settimane.
In Emilia-Romagna, là dove il Movimento è nato, il malumore è fortissimo e coinvolge alcuni dei fedelissimi di Luigi Di Maio, tra cui la deputata reggiana Maria Edera Spadoni. Nella chat interna dei deputati ha scritto un messaggio acclamato dai colleghi. Per prima cosa la grillina critica il metodo scelto da Di Maio: “Gli Emiliano Romagnoli sono stati consultati due volte. Nell’ultima riunione non si era deciso nulla ma Luigi aveva detto testualmente che ci saremmo riaggiornati a giorni e che avrebbe dovuto riflettere. La decisione su Rousseau è stata presa dal capo politico (e altri? Non so) di certo non dal gruppo parlamentare e consigliare Emiliano Romagnolo (che era in attesa di una terza riunione a breve)”. Quindi ha criticato chi li dà per morti in Regione, elencando tutti i risultati degli ultimi anni: “A Luigi abbiamo consegnato una lettera firmata da più di 500 persone tra consiglieri e attivisti emiliano romagnoli che chiedevano a gran voce di poter mettere una X sul simbolo M5S a gennaio”. E ancora: “Come vi sentireste se un emiliano romagnolo potesse decidere della vostra regione? Delle vostre scelte? Lo story telling della giornata sarà questo. Io vi dico che politicamente è uno sbaglio perché la gente non prenderà questa pausa’ per un momento di riorganizzazione, ma per una deposizione delle armi a favore di un governo vacillante”. E ha concluso: “E’ il momento di combattere, non di chinare la testa”. Per il senatore M5s Gabriele Lanzi, “esserci è l’unico messaggio che abbiamo trasmesso” a Di Maio. “Tra l’altro per come è posto il quesito sulla piattaforma Rousseau può certamente trarre in inganno i votanti. Come successe inizialmente nel voto per il Governo con il Pd dove si scambiò il sì con il no”. Lanzi ha anche ricordato che, in occasione dell’ultimo incontro, i parlamentari M5s si attendevano il via libera di Di Maio dopo che i gruppi sul territorio si erano già espressi in massa per la partecipazione. Una linea condivisa anche da due fondatori storici del Movimento in Emilia e da due legislature nel gruppo comunicazione in Parlamento: Nik il Nero e Matteo Incerti. “Chi si ferma è perduto”, ha scritto Incerti su Facebook. “E noi non abbiamo mai avuto paura di nessuna sfida. Qui tutto è iniziato dieci anni fa e negli ultimi 5 anni i consiglieri regionali hanno restituito oltre 1 milione di euro, prodotto oltre 1.000 interrogazioni, 36 proposte di legge, 400 risoluzione fatto approvare importanti proposte per ambiente, sanità, contro le lobby dell’azzardo e contro le mafie. Noi emiliano romagnoli non abbiamo mai avuto paura di dire NO nella nostra Storia”.
Le cose non vanno meglio in Calabria, dove il deputato M5s Paolo Parentela ha annunciato le dimissioni immediate dall’incarico di coordinatore per la campagna elettorale calabrese. “Con il voto di oggi su Rousseau, i vertici del Movimento 5 stelle scelgono di non scegliere, deludono le migliaia di attivisti calabresi che con sacrifici e rischi hanno sempre lavorato sul territorio, ignorano il percorso che abbiamo già avviato e scaricano su tutti gli iscritti la responsabilità di una scelta inquadrata in termini profondamente sbagliati. Gli stessi vertici hanno messo in gioco, cioè, il futuro del Movimento piuttosto che quello dei cittadini della Calabria e dell’Emilia Romagna, ai quali essi dovranno spiegare il perché della rinuncia a presentarci alle rispettive Regionali, nel caso in cui dovesse prevalere questo orientamento”. E ha continuato: “Non c’è alcun nesso tra l’annunciata riorganizzazione del Movimento 5 stelle, l’ennesima da circa un anno, e la scelta di chiedere agli iscritti di ogni parte d’Italia se partecipare o meno alle imminenti Regionali della Calabria e dell’Emilia Romagna”. Così anche il deputato M5s Massimo Misiti: “Questo voto online mortifica noi parlamentari e il lavoro che abbiamo fatto nell’affannosa ricerca di un candidato autorevole da candidare alla presidenza. Diciamolo con estrema franchezza: stiamo attraversando un momento difficile. Un periodo di crisi d’identità”. E ha concluso: “È inammissibile pensare che chi non abita in Calabria, chi non conosce la nostra realtà possa decidere, con un voto online, se si possa o meno partecipare alle consultazioni amministrative”.
Contro la scelta di Di Maio di affidarsi al voto in rete anche alcuni big del Movimento. “Non riesco a comprendere”, ha scritto su Facebook Ignazio Corrao, “a cosa possa essere utile alzare bandiera bianca in queste due Regioni scomparendo dalla scena politica”. E ancora: “O ci fermiamo per cambiare davvero, con una riforma vera e radicale del M5s, oppure fermarsi per una riforma palliativo non ha alcun senso”. Molto critica anche l’ex ministra per il Sud Barbara Lezzi: “È un ossimoro un Movimento in standby. Dove c’è il Movimento 5 Stelle non c’è paura ma ci sono lavoro e coraggio. Il resto è fissarsi la punta dei piedi anziché guardarsi allo specchio per farsi qualche domanda. In Emilia Romagna e Calabria i nostri attivisti, elettori ed eletti non meritano la resa”.