Nelle carte dell'inchiesta che ha portato 14 imprenditori e funzionari pubblici agli arresti emerge una storia di corruzione che aveva portato a pilotare anche affidamenti per piccoli lavori di manutenzione nelle stanze del ministero della Giustizia. Il 'trucco' dell''imprenditore al centro dell'inchiesta: da 20 anni mentiva sulla sua identità, falsificando la data di nascita così da indurre in errore i funzionari pubblici che avrebbero dovuto verificarne il casellario giudiziario
Da 20 anni mentiva sulla sua identità, falsificando la data di nascita – diceva di essere nato nel 1951 invece che nel 1955 – così da indurre in errore i funzionari pubblici che avrebbero dovuto verificarne il casellario giudiziario. Franco De Angelis è l’imprenditore al centro dell’inchiesta che ha portato, nella mattinata di giovedì, all’arresto di 14 fra costruttori e funzionari pubblici. De Angelis ha un passato da presidente dell’Interporto di Civitavecchia – poi fallito – che lo ha portato all’arresto nel 2015. Grazie a questo stratagemma, fra le altre cose, De Angelis aveva ottenuto alcuni importanti lavori in diversi palazzi di giustizia a Roma. In cambio, fra le altre cose, aveva promesso al funzionario del provveditorato, Luigi Antonio Fazzone – oltre a un appartamento – l’impegno a sponsorizzarlo per la nomina a direttore generale della Direzione generale territoriale per il Centro sud del ministero Infrastrutture e Trasporti, nomina da ottenere con l’interessamento di un ingegnere assunto alla società capitolina Risorse per Roma. Mentre altri coinvolti negli inchiesta si scambiavano “nuove tangenti”, come le chiamano gli inquirenti: piccole regalie, roba di poco conto. In un caso tartufi, in un altro addirittura 20 birilli per lavori stradali.
Lavori per oltre 1 milione nelle aule dei palazzi di giustizia
Grazie ai buoni uffici di tre funzionari del Provveditorato indagati, De Angelis aveva ottenuto l’assegnazione di un appalto da 394.084 euro per l’adeguamento dell’impianto antincendio presso gli uffici della Corte di Appello di Roma; uno da 115.449 euro per l’eliminazione delle infiltrazioni d’acqua in alcune stanze del ministero della Giustizia e, ironia della sorte, del Casellario giudiziario; un intervento in somma urgenza per infiltrazioni d’acqua presso il camminamento che collega le celle dei detenuti alle aule di udienza presso il Tribunale di Roma e un’altra somma urgenza per le ex camere di sicurezza presso la Corte di Appello. E poi, sempre all’intero dei palazzi di giustizia, manutenzione dei corridoi, dei frigoriferi e piccole infrastrutture varie.
I lavori in carcere in cambio di assunzione
Il titolare della Co.Ge.Mit srl, Maurizio Di Buono, aveva invece ottenuto piccoli lavori di manutenzione presso il carcere di Regina Coeli, dai generatori di calore presenti all’interno della centrale termica al ripristino di alcune sottocentrali. In cambio, Pietro Gaddia aveva ottenuto, secondo i pm, l’assunzione del cognato proprio presso una delle ditte di Di Buono. Lo stesso imprenditore aveva ottenuto da Liberati, funzionario presso l’Ater della Provincia di Roma, alcuni lavori di manutenzione in un complesso di Monterotondo, nei pressi della Capitale, in cambio dell’esecuzione di lavori presso l’abitazione dello stesso dipendente dell’agenzia regionale.
Tartufi e smartphone: le “nuove tangenti”
Queste piccole regalie, che sostituiscono la classica mazzetta, vengono definite dagli inquirenti “nuove tangenti”. Gli imprenditori coinvolti, per lo più titolari di ditte di costruzione promettevano ai funzionari pubblici piccole utilità, come ristrutturazioni gratis o altro. A Stefano Bravi, geometra del Provveditorato, era stato ad esempio promesso da De Angelis l’interessamento per l’assunzione a tempo determinato del figlio presso il punto vendita Unieuro alla Muratella. “Io su quella lì non ho bevuto acqua… ma lei a chi ha fatto bere”, è l’intercettazione che induce il gip Anna Maria Gavoni a parlare di “spregiudicatezza dei funzionari”. Sempre Bravi, a quanto ricostruiscono gli inquirenti, aveva ottenuto dalla società Silvio srl di Silvio Vizioli la “disponibilità di alcuni operai per effettuare lavori presso il maneggio” di proprietà del funzionario, “nonché 20 birilli per lavori stradali”. Non solo. Da Mauro e Alessandra Di Nicola ancora Bravi aveva ottenuto il pagamento di un conto di 3750 euro per del materiale fornito da un’altra ditta, la messa a disposizione di un camion per trasporto di materiale, il regalo di uno smartphone e perfino la consegna di tartufi. “Tocca tenersi buono Bravi”, dice l’imprenditrice Alessandra De Nicola, perché “a parte i canali suoi, quando c’ha qualcosa se te po’ sponsorizzà…”.