Christine Lagarde, da tre settimane al vertice della Banca centrale europea, conferma che l’Eurotower proseguirà la politica monetaria accomodante inaugurata da Mario Draghi. Ma ribadisce, come aveva fatto Draghi, che “potrebbe raggiungere i suoi obiettivi più rapidamente e con meno effetti collaterali se altre politiche sostenessero la crescita al suo fianco”. Insomma: i governi devono dare una mano. “Un elemento chiave”, ha spiegato all’European Banking Congress di Francoforte, “è la politica fiscale dell’area dell’euro, che non riguarda solo la posizione aggregata della spesa pubblica, ma anche la sua composizione“. Secondo la nuova presidente, “gli investimenti sono una parte particolarmente importante della risposta alle sfide odierne, perché sono sia la domanda di oggi sia l’offerta di domani” e devono aprire la strada a “un futuro comune più produttivo, più digitale e più verde”.
Lagarde ha anche citato San Francesco esortando a fare tutto il necessario e fino all’impossibile per affrontare le sfide che ci pone la situazione globale. “Siamo di fronte a un ambiente globale caratterizzato da incertezza. Ma credo che, se affrontiamo questa sfida nel modo giusto, può anche essere un momento di opportunità” ha detto sottolineando che questa visione “ci richiede di pensare diversamente l’Europa. Quasi certamente non sarà facile. Ma come disse una volta San Francesco d’Assisi, “Inizia facendo ciò che è necessario; quindi fai ciò che è possibile; e all’improvviso stai facendo l’impossibile”.
“Come indicato nella forward guidance, la politica monetaria continuerà a sostenere l’economia e rispondere ai rischi futuri in linea con il nostro mandato di stabilità dei prezzi”, ha garantito l’ex direttrice del Fondo monerario. Ma è importante rafforzare la domanda interna, come possono fare i paesi con surplus, perché “può proteggere i posti di lavoro quando si ferma la crescita globale” perché “la domanda interna è più legata ai servizi – che richiedono più lavoro – mentre la domanda esterna è più legata alla produzione, che richiede meno lavoro”. Questo processo – aggiunge – oggi “è in atto nell’area dell’euro: la resilienza dei servizi è la ragione principale per cui l’occupazione non è stata ancora influenzata dal rallentamento globale della produzione”.
Peraltro, “c’è anche un secondo vantaggio nel rafforzare l’economia domestica, e cioè che così si facilita il riequilibrio” fra i diversi paesi dell’Eurozona. “I paesi in surplus tendono a crescere più velocemente rispetto all’economia mondiale durante i periodi di ripresa globale, ma anche a contrarsi più bruscamente durante i periodi di recessione globale, mentre per i paesi in deficit, è il contrario”.