La bolla finanziaria legata alla liberalizzazione della cannabis in alcuni Stati degli Usa e poi in Canada è rapidamente scoppiata. Secondo Il Sole 24 Ore, rispetto ai picchi raggiunti nel settembre 2018 i titoli delle 50 maggiori società del settore hanno perso oltre il 66%, mandando “in fumo” quasi 30 miliardi di dollari di capitalizzazione. La canadese Tilray, quotata al Nasdaq, all’epoca valeva sul mercato quasi 20 miliardi di dollari e ora ne vale solo due. E ancora: Canapy growth è passata da 11,1 miliardi di capitalizzazione a 6,1 miliardi, Aurora cannabis è crollata da 8 a 2,7 miliardi.

I valori, sottolinea il quotidiano di Confindustria, sono così tornati alla normalità, ritracciando rispetto a valutazioni che erano fuori mercato. Le aziende del comparto infatti valevano oltre 10 volte il loro patrimonio e ben 64 volte i ricavi. Oggi i multipli si sono stabilizzati rispettivamente a quota 1,87 e 8,5 volte, livelli più ragionevoli anche se comunque a premio. Da notare che quasi tutte le società sono in perdita – nulla di strano in un mercato nascente e in rapida evoluzione – ma registrano crescite dei ricavi a tassi che arrivano al 250 per cento.

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