Una riscrittura del calendario fiscale, con la scadenza del 730 che passa dal 23 luglio al 30 settembre. Tax credit per gli alberghi, ecobonus rivisto per venire incontro ai piccoli fornitori. Sono alcune delle proposte contenute nella bozza del pacchetto di emendamenti dei relatori al decreto fiscale: in queste ore la maggioranza deve decidere quali depositare in commissione Finanze alla Camera. Intanto giovedì sera sono state approvate due modifiche che riducono o eliminano le sanzioni per alcune fattispecie di mancato versamento delle imposte.
E’ arrivato il via libera alla modifica dei relatori che riduce le sanzioni nel caso di indebite compensazioni di crediti fiscali, introducendo un meccanismo progressivo, che può arrivare fino a un massimo di 250 euro. Contro i 1000 che erano previsti dal testo arrivato in Parlamento in caso di mancata esecuzione della delega di pagamento risultato dei controlli dell’Agenzia delle entrate che abbiano rilevato irregolarità. La modifica approvata in commissione fissa una sanzione del 5% fino a 5.000 euro, fissando un tetto massimo di 250 euro.
Un’altra proposta dei relatori prevede che non siano sanzionate le imprese che non pagano o tardano a pagare le imposte per colpa di una mancanza di risorse legata a crediti con la pubblica amministrazione. “Finché un contribuente è creditore della pubblica amministrazione – viene spiegato nella relazione – non dovrebbe essere chiamato a anticipare le imposte e soprattutto a subire le sanzioni tributarie”. Adesso, viene ricordato, è consentita la compensazione dei crediti con la pubblica amministrazione solo con i debiti già iscritti a ruolo.
Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, intervistato dal Sole 24 Ore, anticipa poi che il governo interverrà per “alleggerire l’intervento sulle misure sanzionatorie per il reato di omesso versamento dell’Iva e delle ritenute. Perché in questi casi non si tratta di soggetti che nascondono il loro patrimonio al Fisco”. Le modifiche inserite nel decreto riducono da 150mila a 100mila euro la soglia di rilevanza penale per chi non versa le ritenute e da 250mila a 150mila euro per gli omessi versamenti Iva.