La Corte di giustizia europea impone una riduzione di tutti i costi sostenuti per ottenere un prestito nel caso di estinzione anticipata del finanziamento. Banche e intermediari italiani prendono tempo. Intanto l’Arbitro bancario scende in campo predisponendo un fascicolo da sottoporre alla Conferenza dei collegi giudicanti che dovranno poi dirimere eventuali controversie fra clienti e istituzioni finanziarie. Obiettivo: concordare in “riunioni informali” un’impostazione univoca per tutto il territorio nazionale. Fin qui, tutto regolare. O quasi, visto che, secondo il Movimento Consumatori, il corposo dossier inviato dall’Arbitro bancario include anche “un documento redatto dall’Abi”, la potente associazione delle banche. Include poi anche documenti prodotti dal Conciliatore bancario e alcuni pareri di studi legali. Il tutto inviato “in assenza di ogni consultazione pubblica” come denuncia l’associazione guidata da Alessandro Mostaccio in una missiva datata 19 novembre indirizzata all’Arbitro e a Bankitalia. Con il rischio, secondo l’associazione, che la documentazione possa indurre i collegi a valutare un’interpretazione restrittiva della sentenza e tagliare fuori i clienti italiani da eventuali rimborsi.
“Riteniamo che quanto occorso vada ben al di là di quella necessaria imparzialità che deve essere garantita in ragione delle funzioni decisorie attribuite dalla legge istitutiva all’Arbitro. In particolare riteniamo inaccettabile che, in assenza di un invito pubblico rivolto a tutti i soggetti deputati a nominare i componenti dei collegi, vengano raccolti, non si sa bene attraverso quali canali ufficiali o privati, documenti di parte, spesso redatti per evidenti esigenze di difesa di interessi specifici, e fin “confidenziali” o anonimi o indirizzati a specifici clienti dei professionisti”, si legge ancora nella lettera del Movimento Consumatori all’Arbitro Bancario. Anche perché, in attesa della posizione della Conferenza dei collegi, dalla data della sentenza sono sospesi tutti i giudizi pendenti sul tema e riguardanti sostanzialmente prestiti al consumo, ma anche cessione di un quinto dello stipendio o della pensione.
La tensione sulla vicenda è estremamente elevata. Non a caso, nella lettera, indirizzata all’Arbitro bancario e a Bankitalia, l’associazione dei consumatori stigmatizza il comportamento “del tutto anomalo” dell’Arbitro e chiede di “rinviare ogni riunione ad oggi programmata dei Collegi territoriali e di conseguenza della Conferenza dei Collegi e di invitare formalmente il Consiglio nazionale consumatori e utenti (Cncu) ad esprimere (..) una propria posizione” sulla sentenza Lexitor. Detta in altri termini, i consumatori chiedono di poter dire la loro su un tema che, mutatis mutandis, potrebbe replicare nel settore finanziario quanto accaduto nel comparto delle telecomunicazioni con le bollette a 28 giorni.
Al momento non è chiaro ancora quali siano in numeri in ballo, ma di certo la questione preoccupa non poco gli intermediari finanziari. Per capirne la ragione basta entrare nel merito della sentenza della Corte di Giustizia europea numero 383 dell’11 settembre 2019. Per dirimere un contenzioso fra la società di recupero crediti Lexitor e tre banche, la Corte europea chiarisce definitivamente che l’estinzione anticipata di un finanziamento porta in dote anche la revisione proporzionale di tutti i costi correlati al prestito. Non solo quelli “variabili” in funzione della durata del prestito come ad esempio gli interessi, ma anche quelli “fissi” come ad esempio il costo di un’assicurazione legata al prestito.
Peccato però che finora le banche italiane si siano orientate diversamente ritenendo di dover applicare lo “sconto” solo sui costi correlati alla durata del finanziamento. Di qui le prospettive di scontro fra istituti di credito e i clienti, nonché la decisione del Movimento dei consumatori di diffidare nove tra i principali operatori finanziari del settore credito al consumo (Compass Banca, Fiditalia, Findomestic Banca, Prestitalia, Agos Ducato, Credem, Futuro, Pitagora, Santander Consumer Bank). Anche perché “l’estinzione anticipata dei prestiti ai consumatori è una pratica sempre più frequente per i contratti di cessione del quinto ai quali accedono spesso le fasce più deboli della popolazione, perché gli è precluso ogni diverso accesso al credito – spiega Alessandro Mostaccio, segretario generale del Movimento consumatori – I tassi di questi prestiti sono alle stelle (oggi la soglia d’usura è del 18,2%) e dipendono proprio dalle commissioni anticipate al momento della conclusione dei contratti. Si tratta di tassi ingiustificati rispetto ai rischi limitati per i finanziatori, coperti dalla cessione e dalla polizza”. Per questa ragione il Movimento auspica che gli intermediari diano piena applicazione alla sentenza modificando anche le condizioni generali di contratto. In caso contrario il “Movimento Consumatori dovrà chiederne l’inibitoria collettiva ai tribunali competenti – afferma Paolo Fiorio, legale dell’associazione -. Le sentenze della Corte di giustizia sono infatti direttamente applicabili con effetti retroattivi e impongono anche alla Banca d’Italia e all’Arbitro Bancario Finanziario di rispettarne i principi per assicurare una corretta applicazione del diritto dell’Unione europea”. L’impressione è insomma che lo scontro fra consumatori e intermediari sull’applicazione della sentenza della Corte sia appena iniziato. E che, almeno per ora, i rimborsi per i clienti siano ancora lontani.