Il primo passo è stato fatto: prendere tempo per evitare il default degli impianti. È quanto il premier Giuseppe Conte è riuscito a ottenere dopo 4 ore di trattativa a Palazzo Chigi con i vertici di ArcelorMittal sull’ex Ilva di Taranto. Il governo concederà una breve pausa nella battaglia legale se nel frattempo non si fermerà l’acciaieria. I spiragli per una trattativa, anche su “lunga, faticosa e complicata”, come l’ha definita lo stesso Conte, ci sono. E la conferma arriva direttamente da una nota di ArcelorMittal: “AM Investco conferma che l’incontro tenutosi ieri con il Presidente del Consiglio ed altri membri del Governo per discutere possibili soluzioni per gli impianti ex Ilva è stato costruttivo. Le discussioni continueranno con l’obiettivo di raggiungere al più presto un accordo per una produzione sostenibile di acciaio a Taranto”, scrive la multinazionale dell’acciaio.

Un accordo che avrà come obiettivo “un nuovo piano industriale, anche con un possibile coinvolgimento pubblico”, ha spiegato nella notte Conte al termine della maratona negoziale. Gli obiettivi prioritari del governo sono due: la salvaguardia occupazionale e la tutela ambientale. “Noi non possiamo consentire i 5mila esuberi che avevano posto sul tavolo e soprattutto vogliamo affermare l’idea che riguarda Taranto e tutto il mezzogiorno d’Italia che si possa produrre anche l’acciaio nel rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini e dei lavoratori”, ha detto oggi a Chieti il ministro per il Sud e la coesione territoriale, Giuseppe Provenzano. “Siamo su un sentiero molto stretto in una trattativa che si annuncia difficile. L’incontro di ieri è stato importantissimo, adesso loro devono deporre le asce di guerra nei confronti dello Stato italiano. Dobbiamo rinviare la battaglia legale e capire se in questi giorni c’è la possibilità di raggiungere un risultato”, ha aggiunto il ministro.

Il risultato, come ha ribadito oggi nella nota il colosso franco-indiano, sarebbe un nuovo accordo, a poco più di un anno di distanza da quello firmato il 6 settembre 2018. “Si deve rinegoziare quell’accordo che probabilmente non sta più in piedi, come d’altra parte noi avevamo detto più volte, né dal punto di vista economico né dal punto di vista ambientale”, afferma il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Per il governatore “il fatto che Mittal si sia nuovamente seduto al tavolo e stia gestendo il suo ruolo di affittuario del ramo d’azienda, è ovviamente una cosa che almeno ci consente di gestire la situazione. Dopodiché, non ci si deve fare illusioni“.

Se si deve rinegoziare l’accordo, aggiunge Emiliano, “bisogna fare dell’Ilva la acciaieria più green del mondo, in assoluto la migliore, quella che non inquina, quella che non consente sprechi di nessun genere e che ci restituisca il massimo della serenità possibile”. “Perché questo avvenga – prosegue il governatore – è evidente che una acciaieria a carbone con tecnologia del secolo scorso non può più funzionare, questa cosa l’ha ribadita ieri in una giornata difficilissima il presidente del Consiglio e questo per noi è una garanzia. Ovviamente vigileremo, perché la nostra prima preoccupazione è la salute delle persone, la seconda sono i livelli occupazionali“.

Diverso il giudizio del segretario della Cgil, Maurizio Landini: “ArcelorMittal sta mettendo in discussione un accordo che ha firmato un anno fa e quell’accordo ha impegni ben precisi: prevede investimenti, prevede che al 2023 si mettano a posto impianti con tecnologie avanzate per arrivare a produrre prima 6 poi 8 milioni di tonnellate, non prevede licenziamenti perché alla fine di quel periodo tutti tornano a lavoro. Quello di ora è un passaggio decisivo, ognuno faccia la sua parte, ma non abbiamo intenzione di modificare un accordo che abbiamo fatto un anno fa”, ha spiegato sul palco della Festa della Foglio a Firenze. Landini si è detto “pronto a ragionare, ma se qualcuno pensa che può tornare modificando il piano industriale e gli accordi per me non funziona, perché gli accordi devono essere rispettati“. “Per la delicatezza della storia e i problemi legati anche alla città di Taranto” sarebbe importante “dare l’idea che c’è un soggetto pubblico che garantisce e controlla che gli investimenti e che le bonifiche vengano fatte nell’interesse pubblico”, ha aggiunto il segretario della Cgil.

Anche le altre sigle sindacali sottolineano l’importanza dell’accordo del settembre 2018: “Se il Governo italiano e ArcelorMittal intendono riavviare il dialogo, finalizzato alla salvaguardia degli impianti produttivi, lo facciano pure, ma per noi è fondamentale ritirare procedura ex art. 47 il minimo per riprendere il dialogo e ripartire da quanto sancito al Mise poco più di un anno fa”, afferma il segretario generale aggiunto della Fim Cisl di Taranto, Biagio Prisciano. Si deve partire da quell’accordo che “ha avuto il consenso del 93% dei lavoratori e che è l’unico che garantisce risanamento ambientale, tutela livelli occupazionali e continuità industriale”, aggiunge Rocco Palombella, segretario generale Uilm.

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