“Non rompete perché sennò ci rimettiamo tutti”. In uno dei momenti più difficili per i 5 stelle e dopo lo strappo della base con i vertici per la candidatura in Emilia Romagna e Calabria, Beppe Grillo si riprende in mano il Movimento. E, non solo riconferma Luigi Di Maio capo politico, pur garantendo che lui d’ora in poi “ci sarà di più”. Ma rilancia anche il governo con il Pd, proponendo un nuovo contratto di governo per gennaio. Insomma in pieno terremoto interno e nel momento più basso della leadership del ministro degli Esteri, il garante è intervenuto per blindare i vertici e ribadire che dall’alleanza giallorossa, almeno a livello nazionale, non ci si muove. Alla mossa di Grillo ha risposto subito il segretario dem Nicola Zingaretti: “Bene l’impegno dei 5 stelle per il rilancio del governo”, ha scritto su Facebook. “Un passo in avanti” per “andare oltre una mera maggioranza di parlamentari. Pronti al confronto. Bisogna chiudere al meglio la manovra di bilancio e abbiamo proposto al presidente Conte di lavorare insieme su una nuova agenda per il 2020. Per riaccendere l’economia, creare lavoro, rafforzare la rivoluzione verde, rilanciare gli investimenti, cambiare e semplificare lo stato, investire su scuola, università, sapere. Prima le persone. Dobbiamo costruire un’Italia più giusta, verde e competitiva”.
Il garante del Movimento si è presentato a Roma nelle scorse ore e Di Maio, che ha disertato il G20 in Giappone per un tour di comizi in Sicilia, ha subito preso un aereo per poter vedere già in mattinata Beppe Grillo. Quindi i due, prima hanno diffuso una nota congiunta, poi è stato pubblicato un video nel quale il comico benedice il percorso di governo che sta affrontando il M5s: “Quando parlo di progetti insieme con la sinistra parlo di progetti alti, bellissimi” e cita quindi clima, reddito universale, salario minimo. “Mentre dall’altra parte vede una destra un po’ pericolosetta“. Nemmeno l’ombra del concetto di “terza via“, come ha continuato a chiamarla fino a qualche settimana fa qualche alto dirigente grillino, Di Maio compreso. Grillo timbra anche le mosse del governo Conte 2 sulla manovra: “Le tasse, che è la politica, servono a orientare il Paese verso qualche cosa”, dice ancora facendo riferimento a plastic e sugar tax. “Noi dove ci stiamo orientando, se non nelle rinnovabili, nel concetto che dobbiamo cambiare dieta, che dobbiamo cambiare agricoltura?”. Il fondatore del Movimento, nel momento di maggiore difficoltà, decide di puntare sull’euforia per convincere i critici nostalgici che vorrebbero un ritorno al passato, ma anche i dubbiosi sull’alleanza in Parlamento con il centrosinistra: “Non possiamo essere gli stessi di prima, dobbiamo guardare avanti con grande entusiasmo”, chiude riprendendo un concetto già espresso a Italia a 5 Stelle, a Napoli a metà ottobre.
Il vertice d’urgenza all’hotel Forum tra Di Maio e Grillo è durato un’ora e mezzo: un’unità di crisi, convocata di notte e fissata per la mattina successiva. Nelle foto spuntano molti sorrisi, qualcuno appare tirato. “Siamo d’accordo su tutto” si limita a dire il ministro degli Esteri uscendo dall’albergo. Grillo lo riconferma così: “Una persona deve poter decidere e fare scelte importanti. Un referente ci vuole”. E il referente – ribadisce in una nota congiunta – “è Di Maio, io ci sarò un po’ più vicino. Non siamo più quelli che eravamo dieci anni fa, mettetevelo in testa. È l’entropia la nostra matrice, dal caos vengono le idee meravigliose, e ci saranno: la Costituzione di un cordone ombelicale dal vertice al territorio, la ricostituzione di una specie di Meetup, perché io i Meetup li ho fatti, li ha fatti Fico” ma “adesso il mondo è diverso”. Di Maio, dice, “lavora 25 ore al giorno e non può essere sostituito per nessuna ragione, anzi va sostenuto, io ci sarò di più e gli darò una mano”. Sulla vita del governo invece concorda sull’ipotesi di un nuovo contratto con il Pd, come quello con la Lega, da far partire da gennaio per finalizzare “progetti ambiziosi e di alto livello”. Quali? Ne elenca alcuni: “Clima, salario minimo, reddito universale, intelligenza artificiale, energia, infrastrutture”. E quanto al rapporto con il centrosinistra il fondatore dei 5 Stelle cita anche il casus belli di quest’ultima crisi interna al Movimento, le elezioni regionali in Emilia Romagna. “Avete scelto questa votazione, in Emilia Romagna ci andiamo per beneficenza. Come dai un euro a uno” per beneficenza, “non puoi dare un piccolo voto anche a noi per beneficenza? Così magari facciamo da tramite tra una destra un po’ pericolosetta e una sinistra che si deve formare anche lì”.
In realtà la tensione dentro il Movimento è molto alta e tanti sono i motivi di scontri. Di Maio per la prima volta viene messo in discussione da molti dentro il gruppo parlamentare. Tra chi difende ancora il leader c’è uno dei suoi fedelissimi: il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora. Nel M5s “è ovvio che c’è qualcosa da cambiare”, ha detto intervenendo alla Festa del Foglio, “ma sarebbe superficiale cambiare il capo politico per risolvere problemi. Sbaglia chi pensa che la soluzione dei problemi del Movimento 5 stelle avvenga con la sostituzione di una singola persona. Il problema non è Di Maio e chi mette il discussione la sua leadership lo fa per personalismo”. Tanti però rimangono critici. “Io rompo i coglioni”, ha scritto su Facebook Roberta Lombardi, “e me lo ha insegnato Beppe 12 anni fa. E su FB non ho scritto “questo qua non va bene” ma il ruolo del Capo Politico interpretato come l’uomo solo al comando non funziona. E lo riscrivo. Indipendentemente da chi sia, il capo politico. È italiano corrente. Tutto il resto è #codadipaglia”. E sulla scia delle parole della Lombardi alcuni parlamentari M5s lanciano l’hashtag #iorompoicoglioni: “L’unica via d’uscita è che si torni a parlare in modo orizzontale e che vi sia collegialità e non capi. Punto!”, ha scritto su Facebook il deputato M5s Sebastiano Cubeddu.
Stesso concetto espresso dal collega senatore M5s Emanuele Dessì: “Sul capo politico io rimango della mia idea, non è un tipo di ruolo che si addice al M5s. Indipendentemente da chi lo ricopre, se Di Maio o Di Battista. Grillo ha detto di andare avanti tutti insieme ed è quello che dico io: tutti insieme con pari dignità e con un programma ben preciso di stampo progressista”. E rivolto al garante ha aggiunto: “Continuo a voler bene a Grillo, come ho sempre fatto. Soprattutto perché a rompere i coglioni me lo ha insegnato lui, e gli insegnamenti di un padre non si mettono mai da parte”.