La terza perla che non mi aspettavo è Judy. Non tutti conosceranno bene la vita da babystar strizzata dallo studio-system di Judy Garland. La sua icona giovanile rappresentava tutto il perbenismo americano imbevuto di maschilismi e donnine tutte gonne fiorate e pubblicità. Invece una Renée Zellweger da incanto ci prende per mano sull’ultimo palco londinese dove la star si esibì durante il canto del cigno della sua carriera.

Alcuni show furono epici, ma in quel periodo tanti anche gli alterchi col pubblico, i problemi familiari e l’alcolismo. Biopic appassionante e prezioso, tratteggia una rappresentazione della “starità” ben precisa e, pur se leggermente edulcorato, fa già pensare a qualche candidatura per gli Oscar, soprattutto per la protagonista e i costumi. Uscirà il 16 gennaio, ma non ci sarà il duetto con la figlia Liza Minnelli. Trovare un’attrice, somigliante anche nell’ugola, sarà stata una missione fallita, chissà.

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Wrestlove e altri film che agli ultimi festival di cinema mi sono rimasti nel cuore

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