Cronaca

Fibrosi cistica, gli oltre 10 milioni incassati dall’Umberto I per il reparto adulti mai fatto: ora indagano procura di Roma e Finanza

Dopo l'inchiesta de ilfattoquotidiano.it risalente al febbraio scorso, i magistrati romani hanno aperto un fascicolo. Dal 1994 al 2016 sono confluiti ogni anno prima un miliardo di lire e poi 490mila euro nelle casse del Policlinico Umberto I della Capitale. Che fine hanno fatto? Su questo stanno lavorando gli inquirenti. Nei giorni scorsi, a quanto si apprende, la Guardia di Finanza ha ascoltato, come persona informata sui fatti, l’attuale direttore sanitario

I soldi sono arrivati, puntuali, per oltre 20 anni, ma il padiglione sanitario non è mai stato realizzato. E ora, dopo l’inchiesta de ilfattoquotidiano.it risalente al febbraio scorso – cui ha fatto seguito un esposto di Fratelli d’Italia – sulla vicenda indagano la Procura di Roma e la Guardia di Finanza. I magistrati romani hanno aperto un fascicolo sul caso del reparto per adulti malati di fibrosi cistica mai realizzato al Policlinico Umberto I della Capitale, dove dal 1994 al 2016 sono confluiti ogni anno – attraverso la Regione Lazio – prima un miliardo di lire e poi 490mila euro, soldi stanziati dal Governo italiano a ogni legge di bilancio, come previsto dalla legge 548 del 1993. Il totale dei contributi ammonta a circa 10 milioni di euro, fondi che però non sono stati utilizzati per migliorare l’attuale centro regionale per la fibrosi cistica dell’Umberto I, che conta appena 10 posti ricavati da una sezione del padiglione di pediatria, esattamente come si presentava al termine dell’ultima ristrutturazione, risalente al 1999.

Già alla fine degli anni ’90, infatti, i progressi della ricerca avevano regalato ai malati di fibrosi cistica – la più frequente malattia genetica letale della popolazione caucasica, che porta infezioni polmonari e intestinali – un’aspettativa di vita superiore alla maggiore età, stabilizzatasi sui 40 anni, con alcuni casi di 60-70 anni. Ovvio che ciò aumento la richiesta di cure ospedaliere frequenti. Attualmente, il Lazio conta circa 600 malati (il 10% su base nazionale) di cui oltre la metà ha superato i 18 anni. A loro disposizione, ad oggi, esiste solo un reparto da 25 posti nell’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma e, appunto, il reparto pediatrico dell’Umberto I da 10 posti.

Di qui la necessità di separare i bambini dagli adulti, come prevede espressamente la legge del 1993. Per realizzare il nuovo reparto basterebbero 500mila euro – l’importo stanziato dal governo in un solo anno – tanto che nel 2016 la Lifc, Lega Italiana Fibrosi Cistica, aveva messo lei stessa la cifra a disposizione del Policlinico, pur di veder sorgere il nuovo padiglione: il progetto venne anche presentato in pompa magna da Nicola Zingaretti e Alessio D’Amato (rispettivamente governatore e assessore alla Sanità del Lazio), ma la prima pietra non è mai stata messa. Un’attesa resa vana, nel marzo scorso, dalle parole dell’attuale direttore generale del Policlinico, Vincenzo Panella, che intervistato da Ilfattoquotidiano.it, ha dichiarato che “quel reparto non serve e non verrà realizzato”.

E tutti i soldi versati finora nelle casse del Policlinico, che fine hanno fatto? È proprio quello su cui stanno lavorando gli inquirenti. Nei giorni scorsi, a quanto si apprende, la Guardia di Finanza ha ascoltato, come persona informata sui fatti, l’attuale direttore sanitario dell’Umberto I, Ferdinando Romano, in carica dal 2015. I finanzieri hanno acquisito i bilanci recenti dell’ospedale, risalenti agli ultimi 7 anni, e si sono riservati di entrare in possesso anche di quelli precedenti. Soprattutto, bisognerà capire se i fondi governativi sono stati effettivamente impegnati nella loro destinazione puntuale o se sono stati dirottati altrove, dunque in violazione della legge. A un question time presentato in Consiglio regionale a marzo dall’esponente di Fratelli d’Italia, Chiara Colosimo – che ha poi firmato l’esposto inoltrato in Procura cui ha allegato la nostra inchiesta – l’assessore D’Amato aveva risposto che “i fondi non sono vincolati alla realizzazione del nuovo reparto ma alla gestione dello stesso”, anche se – come detto – la stessa legge prevede la netta separazione fra adulti e bambini.