Giovedì lo sciopero nazionale ha paralizzato il paese, mentre venerdì e sabato sono seguiti scontri e atti vandalici, tanto da imporre il coprifuoco nella capitale Bogotà. Punto oggetto di proteste è l'educazione: gli universitari chiedono più investimenti e il rispetto degli accordi firmati l'anno scorso dopo due mesi di proteste, che prevedevano un investimento di 1,3 miliardi di dollari
Dopo il Cile e la Bolivia, la miccia del malcontento sociale ha iniziato a incendiare anche la Colombia. Giovedì lo sciopero nazionale ha paralizzato il paese, mentre venerdì e sabato sono seguiti scontri e atti vandalici, tanto da imporre il coprifuoco nella capitale Bogotà. Ma anche in questo caso è probabile che si sia solo all’inizio di una rivolta che non si concluderà in breve tempo. Le ragioni dietro la protesta sono molte e affondano le loro radici nelle condizioni di disuguaglianza sociale. Gli analisti sono concordi nel dire che se il governo di Ivan Duque non reagirà velocemente, le proteste saranno costanti e d’ora in avanti tutte le sue iniziative dovranno passare l’esame di questo movimento di pressione cittadina. Quattro i principali fronti su cui si è aperta la protesta.
Il primo riguarda un pacchetto di misure economiche che Duque starebbe preparando e che avrebbero un forte impatto economico e sociale per i lavoratori. Tra queste c’è la proposta di eliminare il fondo statale pensionistico Colpensiones, aumentare l’età per l’uscita dal lavoro e ridurre il salario dei giovani al 75% del minimo. Anche se il governo ha negato la veridicità di queste misure e di aver presentato al Parlamento una riforma del lavoro, diverse di queste misure sono state abbozzate pubblicamente da persone o organizzazioni vicine al governo, tra cui l’expresidente e senatore Alvaro Uribe, leader del partito di governo Partito Centro Democratico.
Altro punto oggetto di proteste è l’educazione. Gli studenti delle università chiedono più investimenti e il rispetto degli accordi firmati l’anno scorso dopo più di due mesi di proteste, che prevedevano un investimento di 1,3 miliardi di dollari per le università.
Poi ci sono gli omicidi e le uccisioni di indigeni, leader sociali ed ex guerriglieri. I manifestanti hanno chiesto misure di protezione effettiva per gli indigeni e i leader sociali, bersaglio di un’ondata di assassini di decine di persone da quando Duque è arrivato al potere 15 mesi fa. Secondo i dati delle organizzazioni sociali in Colombia sono state assassinate più di 400 persone tra leader sociali, difensori dell’ambiente, attivisti ed ex guerriglieri Farc negli ultimi 4 anni.
La situazione è molto delicata nel dipartimento di Cauca, una regione montuosa del sudest colombiano, avvolta in una spirale di violenza per la presenza di gruppi armati, dissidenti delle Farc, paramilitari e bande di narcografficanti. Miguel Ceballos, Alto commissario per la pace nominato dal premier per gestire un piano di azione sociale per il Cauca, ha annunciato un piano di investimenti di 390 milioni di dollari per finanziare progetti di imprese, costruzione di infrastrutture e migliorare la copertura sanitaria ed educativa della regione. Inoltre Duque ha annunciato lo spiegamento di 2500 militari nella regione, una misura messa in discussione da tempo da alcuni leader indigeni, secondo cui la militarizzazione non risolverà il problema.
Infine c’è il processo di pace. Molte organizzazioni sociali chiedono un maggior coinvolgimento e impegno da parte del governo per implementare l’accordo di pace siglato con le Farc nel 2016. Molte critiche sono sul punto dell’accordo che parla di una sostituzione graduale e volontaria delle coltivazioni per uso illecito con alternative di sopravvivenza per le comunità più povere. Ciò, secondo gli esperti, sta contribuendo alla crisi di sicurezza che vive la popolazione indigena del Paese.
Ad aprile Duque ha presentato, su suggerimento di Uribe, sei questioni sulla legge di giustizia per la pace, suscitando un’ondata di critiche e proteste, anche da parte delle Farc, che lo hanno accusato di far morire la pace. Ci sono state inoltre recenti operazioni contro i dissidenti delle Farc, l’ultima delle quali ha visto coinvolti almeno otto minori di età morti durante le operazioni. Il risultato è che Duque, secondo l’ultimo sondaggio di Gallup a ottobre 2019, ha raggiunto un livello di disapprovazione del 69%. Resta da vedere se il dialogo e ascolto costruttivo promessi ora dal presidente sortiranno qualche effetto.