Il sindaco di Firenze Dario Nardella nel dicembre 2017 aveva esultato per il “dimezzamento” della prostituzione in città arrivando a chiedere al governo Gentiloni un “provvedimento nazionale” che ricalcasse le orme del “modello Firenze”. Tutto frutto, era la convinzione del sindaco renziano, della sua ordinanza anti-prostituzione entrata in vigore il 14 settembre 2017 che prevedeva il divieto di chiedere o accettare prestazioni sessuali in tutta la città, con multe fino a 206 euro e fino a 3 mesi di reclusione per i clienti. E invece, al netto della propaganda, l’ordinanza per combattere il fenomeno non è stata certo un successo: in sei mesi (da settembre 2017 a marzo 2018) su 384 controlli, i clienti denunciati sono stati solo 27 ma nessuno è stato condannato. Anzi: venerdì, assolvendo cinque clienti che avevano “disobbedito” all’ordinanza, il giudice del Tribunale di Firenze Sabina Gallini ha bocciato in pieno l’ordinanza che “difetta dell’indifferibile urgenza e di specificità dei soggetti destinatari” ma soprattutto è in contrasto con la normativa nazionale che “non vieta l’esercizio del meretricio ma soltanto lo sfruttamento della prostituzione”.
“Nessuna urgenza” – La giudice del Tribunale di Firenze venerdì si era trovata a giudicare il caso di un 20enne finito a processo con l’accusa di inosservanza dei provvedimenti dell’autorità (articolo 650 del codice penale) ma, insieme ad altri quattro clienti, la sentenza è stata di assoluzione piena perché “il fatto non sussiste”. La giudice Gallini poi ha motivato in maniera dettagliata il perché di questa decisione. In primo luogo l’ordinanza anti-prostituzione “contingibile e urgente” del Comune di Firenze è sbagliata nel metodo perché “difetta l’indifferibile urgenza di provvedere – si legge nella sentenza – in quanto lo sfruttamento della prostituzione è vietato dalla legge italiana sin dal 1958 e il contrasto a tale reato è sempre stato attivo”. Il giudice nel dispositivo fa anche notare che era stato lo stesso Comune ad ammettere che non ci fosse urgenza di intervenire in quanto l’ordinanza stessa “evidenzia che nel corso del 2017 erano state denunciate 127 persone per tale reato”.
“Contro legge” – Poi la giudice Gallini entra nel merito della disposizione che a suo parere sarebbe in contrasto con la legge: in primo luogo introduce “un divieto che incide sulla libertà personale” e poi sarebbe state emessa “in violazione del principio costituzionale della riserva di legge e in contrasto con la normativa nazionale che non vieta l’esercizio del meretricio ma solo lo sfruttamento della prostituzione”. Inizialmente gli avvocati dei cinque trasgressori propendevano per l’oblazione, ovvero una multa che avrebbe estinto il processo, ma alla fine non ce n’è stato bisogno perché è arrivata l’assoluzione piena.
Tutti assolti – Nei sei mesi in cui l’ordinanza anti-prostituzione era rimasta in vigore – dal 14 settembre 2017 al 14 marzo 2018 – erano stati 27 i clienti denunciati che avevano pagato altrettante donne per una prestazione sessuale, di cui 18 tra i 15 e i 25 anni, sei tra i 18 e i 24 e solo due trentacinquenni. Queste ultime, secondo i dati del Comune, erano tutte straniere: 15 cittadine rumene, otto albanesi e quattro africane. “L’ordinanza ha funzionato – aveva detto a marzo 2018 Nardella pur annunciando che il provvedimento non sarebbe stato rinnovato – Grazie ad essa il fenomeno della prostituzione si è sensibilmente ridotto”. Il giudice di Firenze non è d’accordo.
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