“Qui in Romagna si vive benissimo, c’è il clima, il mare e il nostro carattere aperto e accogliente”. I romagnoli che la domenica mattina passeggiano sulla spiaggia di Rimini sfidando il vento e la pioggia. Non gli sembra vero che qualcuno come il leader leghista voglia “liberare la loro regione”. E si chiedono: “Ma da cosa?”. Per provare a rispondere alla domanda, bisogna spostarsi dal mare al centro città dove nel pomeriggio la Lega inaugura la sua prima sede. A dare il battesimo ufficiale è Matteo Salvini: “Qui non ci sono fascisti – avverte il leader leghista che in mattinata era stato contestato da un gruppo di pensionati al congresso di Federanziani – ma solo italiani orgogliosi di essere italiani”. Davanti alla sede presidiata dalle forze dell’ordine, i militanti individuano come obiettivo della “liberazione” “gli extracomunitari, la gente che fa i furti, il degrado” ma anche il “sistema clientelare dei comunisti”. A due mesi di distanza dal voto delle Regionali, Salvini si mostra ottimista: “Tanti sono venuti a confessarmi che voteranno Lega perché la sinistra è legata ai banchieri e alle poltrone”.
Il comizio si conclude e i duecento militanti intonano “Romagna mia”. Lo stesso brano che a poche centinaia di metri di distanza viene cantato dalle oltre settemila Sardine che si sono date appuntamento nel cuore della città, in piazza Cavour di fianco alla vecchia pescheria. Mentre la piazza si riempie serpeggia il dubbio che il leader leghista possa presentarsi così come aveva annunciato negli scorsi giorni. “Non ci interessa la sua provocazione perché saremmo rimasti indifferenti di fronte alla sua presenza” racconta dal palco Mattia Sartori, uno degli ideatori bolognesi del movimento. Dai gradoni della piazza chiede alla folla: “Dove siamo stati in questi anni? Non puntiamo il dito contro la politica astratta, ma puntiamolo contro noi stessi, se tutto questo è successo è anche per colpa nostra”.
A Rimini la Lega ha preso il 36% alle ultime Europe ed è da qui che, anche alla luce dei sondaggi, il 26 gennaio Carroccio spera di ottenere un’alta percentuale di voti “Per tanto tempo abbiamo creduto che quelle idee non potessero attecchire, ci siamo adagiati” racconta una ragazza nella piazza della Sardine. Ma c’è anche la responsabilità di una sinistra che “non ha saputo rispondere al disagio sociale con politiche adeguate”. La via d’uscita esiste ancora? “Bisogna ripartire da queste piazze, negli anni scorsi non ci siamo più fatti vedere” racconta un signore sottolineando la necessità di “tornare a parlare non tanto alla pancia delle persone, ma piuttosto nei loro occhi”. Secondo le Sardine: “la soluzione non è semplice ma complessa”. Così come il testo di “Com’è profondo il mare” la canzone di Lucio Dalla che chiude la serata ufficialmente la serata di protesta