All’inizio dell’anno gli imprenditori accusavano la politica di rallentare le procedure, adesso evitano le gare d’appalto per il Tav tra Brescia e Verona. Un’asta da 205 milioni di euro è andata deserta, anche se l’opera, la galleria ferroviaria tra Lonato e Desenzano, in provincia di Brescia, è completamente finanziata. Perché un’impresa rinuncia alla possibilità di incamerare lavori per importi così consistenti? La domanda si ripropone con gli esiti (coperti dal segreto più assoluto) del bando di un’altra asta, da 147 milioni, per la galleria di San Giorgio in Salici a Sona, nel Veronese, che appartiene allo stesso tratto dell’Alta Velocità.
In questo caso, ci sono partecipanti? La scadenza era fissata al 5 novembre, poi posticipata di un giorno, ma dalla sede del general contractor Consorzio Cepav Due soltanto un laconico comunicato buca il silenzio: “È decorso il termine per la presentazione delle offerte. Si procederà con le successive fasi della procedura, così come disciplinate dal codice dei contratti pubblici”. Insomma, nessuna conferma sull’arrivo di offerte. Almeno fino al 26 novembre quando saranno aperte le buste, ammesso che qualche azienda abbia avanzato la propria candidatura. “Ma c’è un altro fatto grave che accompagna questi appalti. Da un paio di settimane non è più possibile accedere ai documenti di gara. Per farlo bisogna iscriversi al sito di Cepav Due, ma possono farlo solo le imprese interessate alle gare”, denuncia l’avvocato veronese Fausto Scappini, che assiste i comitati contrari al Tav. “L’oscuramento del sito non è accettabile, anche perché si tratta di opere pubbliche che hanno un impatto ambientale. E quindi dovrebbe essere garantito il massimo della trasparenza”.
È una strana storia quella che attraversa la gestazione lunga trent’anni della linea ferroviaria ad alta velocità nel tratto da Milano a Verona. A gestire gli appalti è il general contractor Consorzio Eni per l’Alta Velocità-Cepav Due che ha sede a San Donato Milanese. Sorto nel 1991, mette insieme Saipem (59%) che ha Eni come maggiore azionista, il gruppo privato Pizzarotti (27%) e la vicentina Maltauro (13%). Sia Pizzarotti che Maltauro, in un lungo arco di tempo, sono balzate all’onore delle cronache per diverse inchieste. Ad esempio, Pizzarotti fu assolto per le tangenti Enel, ma patteggiò per i lavori Mapensa 2000. E proprio Pizzarotti Italia, con il suo amministratore delegato Corrado Bianchi, lo scorso gennaio prese posizione contro l’allora governo gialloverde che adombrava una revisione dei progetti Tav in base all’analisi costi-benefici. “Se si deciderà di fermare tutto, non c’è dubbio che si arriverà a un contenzioso”, aveva detto minacciando azioni legali. Ma gli appalti, almeno uno, non procedono. E in questo caso non è colpa della politica.
Nel giugno 2018 Cepav Due e Rfi stipulano il secondo atto integrativo Brescia Est-Verona per tre appalti: “Bando n. 2. Galleria naturale di Lonato”, “Bando n. 7. San Giorgio in Salici” e “Bando n. 5. Frassino Est-Mano di Ferro”. Il bando n. 2 risale prevede la realizzazione di una galleria lunga 5 chilometri. La prima scadenza era al 4 ottobre, poi posticipata al 19 ottobre. La base d’asta è di 205 milioni (Iva esclusa). Durata dell’appalto: 1090 giorni. Criterio di aggiudicazione: offerta economicamente più vantaggiosa sulla base del miglior rapporto qualità/prezzo. Si tratta di una galleria a doppia canna a singolo binario da realizzare con una “fresa scudata da attacco integrale Tbm, in grado di affrontare lo scavo di terreni incoerenti o poco coerenti, anche in presenza di falda”. Una grande fresa è stata acquistata in Cina dal general contractor.
La gara di S. Giorgio in Salici, a Sona, prevede una galleria, due trincee, un tratto ferroviario lungo 8 chilometri. Base d’asta: 147 milioni di euro, Iva esclusa. Durata dell’appalto: 1.076 giorni. La scadenza è avvenuta il 6 novembre, l’apertura delle buste è fissata al 26 novembre. Il terzo bando, “Frassino Est-Mano di Ferro”, del valore di 57 milioni di euro, scade il 19 dicembre, con apertura delle buste il 28 gennaio 2020. Si tratta di due chilometri di ferrovia, a Peschiera del Garda, con un viadotto, un paio di gallerie artificiali, una galleria naturale e opere di completamento.
In totale i bandi valgono 400 milioni di euro. Ma perché l’asta di Lonato è andata deserta? Probabilmente le aziende hanno ritenuto poco remunerativi i 205 milioni di euro per lavori impegnativi, visto che la galleria va scavata in un terreno friabile e fangoso, con molti problemi tecnici e di tenuta. Adesso i tempi si allungano. “Purtroppo non siamo come la Cina, dove si costruiscono 500 chilometri di Tav in un anno”, spiega Franco Miller, delegato alle infrastrutture di Confindustria Veneto, nonché presidente di Transpadana-Sistemi di Corridoi Europei, il comitato promotore dell’alta velocità Lione-Torino-Milano e Genova-Venezia-Trieste-Lubiana.
Ma aumenteranno anche i costi, con un eventuale nuovo bando? “No, il costo è quello fissato – risponde Miller – E comunque Cepav Due è tenuta a realizzare in proprio l’opera nel caso non ci fossero offerte”. Gli accordi con l’Europa prevedono, infatti, che il general contractor possa realizzare solo il 30 per cento delle opere e mettere in gara il 70 per cento. “Per farlo, Cepav Due dovrà chiedere una deroga in sede europea e ottenerla. Ma l’opera verrà fatta”. Qualche problema lo vede, invece, l’avvocato Scappini: “Non è così semplice ottenere la deroga, visto che l’Europa fissò il 70 per cento da mettere in gara quale contropartita per chiudere la procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia a causa dell’affidamento diretto degli appalti a Cepav Due”.