Un richiedente asilo respinto della Francia verso l’Italia è riuscito nell’intento, finora fallito a diversi avvocati e eurodeputati che, in questi mesi, hanno chiesto più volte senza successo di poter verificare lo stato di detenzione dei migranti trattenuti nei container di ponte San Luigi tra Mentone e Ventimiglia. Le immagini, registrate con un telefono che il giovane è riuscito a nascondere alla perquisizione della Polizia di frontiera, che requisisce bagagli, telefoni ed effetti personali dei migranti prima di ammassarli nei piccoli prefabbricati (fino a venti in un unico container). Queste immagini confermano le modalità di detenzione utilizzate alla frontiera tra Francia e Italia, e denunciate da anni da migranti e attivisti, nei container che sono andati a sostituire i ‘recinti’ dove venivano trattenute le persone nell’estate 2015.
Le persone respinte verso l’Italia tra le 20 e le 8,30 del mattino passano la notte in questi spazi senza divisioni tra uomini, donne e bambini, senza riscaldamento né cibo, con un solo servizio igienico, esterno e fatiscente, dove nel video si vedono i migranti faticare a respirare dopo un intervento con lo spray urticante usato massicciamente per ottenere impronte digitali da chi chiede un mediatore o un avvocato o non intende lasciarle. Il video, rilanciato ieri dagli attivisti italiani del Progetto 20K, è stato girato il 25 ottobre e consegnato ai solidali di Kesha Niya, giovani francesi e tedeschi che si danno il cambio da anni e sono rimasti ormai l’ultimo ‘baluardo’ di solidarietà informale a Ventimiglia.
Ogni sera, principalmente grazie al sostegno economico dell’associazione francese Roya Citoyenne animata dagli abitanti della Val Roja, i Kesha Niya distribuiscono una media di 130 pasti alle persone che restano fuori dal centro della Croce Rossa che in questo periodo ne ospita circa 350 ma la sera chiude le porte a nuovi ingressi.
“Se tra il 2015 e il 2016 la presenza sul territorio di frontiera rispecchiava numericamente l’andamento degli sbarchi, ormai i flussi sono totalmente destagionalizzati – sottolinea Jacopo Colomba di WeWorld – con arrivi ormai prevalentemente dalla rotta balcanica o dai respingimenti francesi”. Sono gli attivisti alla frontiera, ogni giorno, a raccogliere le storie e offrire supporto legale e morale ai migranti respinti. Ne contano tra i 60 e gli 80 al giorno, sette giorni su sette, tra i quali decine di minori non accompagnati, donne in alcuni casi incinta e alcuni neonati. Tutte situazioni che andrebbero analizzate caso per caso dalla Francia, che invece respinge senza tregua.
Ma mentre l’opinione pubblica e la politica italiana sembrano ignorare i respingimenti quotidiani (e la commissione parlamentare del governo gialloverde non sembra averli visti nella sua visita dello scorso anno), a novembre quattro deputati europei sono andati a monitorare le operazioni alla frontiera. In particolare alla francese Manon Aubry e all’inglese Magid Magid è stato negato l’accesso ai container, pur avendone diritto in quanto luoghi di privazione di libertà, sentendosi rispondere dagli agenti della polizia di frontiera che quelli dove trattengono i migranti in alcuni casi fino a 24 ore vadano considerati solo come “spazi dove ripararsi dal tempo”. Gli eurodeputati hanno rilanciato le ormai “consuete” denunce di abusi da parte della polizia di frontiera (tra i più frequenti la requisizione di documenti e lefalsificazioni delle date di nascita al fine di respingere anche i minori). Intanto la Germania ha deciso di proporre la revisione del Regolamento di Dublino durante il mandato di Ursula Von der Leyen, con il superamento dell’attuale logica che prevede il “paese di primo approdo” come il luogo dove i richiedenti asilo devono restare “costretti” fino al termine dell’iter di accoglimento della domanda di protezione umanitaria. Il prossimo 4 dicembre a Mentone è prevista una manifestazione da parte degli attivisti francesi, che continuano a chiedere al loro governo di rispettare i diritti dei richiedenti asilo.