L'Enel ha in programma di ampliare il numero di colonnine per la ricarica in tutta Europa, accelerando la transizione verso l'elettrificazione. Tuttavia, uno studio congiunto di Aci, Cnr ed Enea evidenzia come con la diffusione dell'auto a batteria verranno meno per lo Stato gli introiti fiscali derivanti dai carburanti, che solo nel 2018 hanno fruttato quasi 18,5 miliardi di euro. Pagheremo il conto in bolletta?
Grandi manovre in Enel: entro il 2022, il colosso dell’energia ambisce ad ampliare la sua rete globale di colonnine di ricarica per auto elettriche fino a 736 mila punti di rifornimento, pubblici e privati. Un piano di espansione enorme se si considera che l’obiettivo infrastrutturale per il 2019 è di 82 mila unità. Pertanto, Enel è disposta a mettere sul piatto 1,1 miliardi di investimenti: cifra destinata a “l’implementazione in corso di servizi e infrastrutture a supporto della decarbonizzazione e dell’elettrificazione“.
Fa parte del piano anche lo sviluppo di piattaforme di gestione della mobilità elettrica e dei sistemi V2G (vehicle-to-grid), che consentiranno una dislocazione più efficiente dell’energia in base alle necessità. Ovviamente, tutto questo farà crescere i ricavi di Enel X, la divisione di Enel dedicata alla mobilità, dai 230 milioni di euro stimati per il 2019 a 536 milioni nel 2022. Giova ricordare che la compagnia fa parte del consorzio Ionity, creato in sinergia con BMW, Daimler, Ford e dalla Volkswagen per creare una rete di ricarica capillare in tutta Europa.
Notizie che arrivano nel giorno in cui Aci, Cnr e Enea, che hanno partecipato alla Conferenza del traffico e della circolazione, fanno sapere che l’Italia non raggiungerà l’obiettivo 2030 di ridurre a 49 milioni di tonnellate di CO2 equivalente le emissioni di gas serra derivanti dal settore automobilistico: infatti, in assenza di incentivi, difficilmente si riuscirà a stare sotto quota 54,5 milioni, l’11% in più rispetto a quanto preventivato.
Sempre che non si decida di incentivare la sostituzione dei mezzi più vecchi e inquinanti, pubblici e privati, e la mobilità pubblica, condivisa e ciclopedonale. Dai dati, infatti, emerge che quasi 14 milioni di auto sono ante euro 4 (il 35% del parco circolante) e gli autobus diesel Euro 3 rappresentano il 60% del parco autobus nazionale, che andrebbero sostituiti con vetture dal minore impatto ambientale o se non addirittura da modelli elettrici alimentati da energie rinnovabili. Lo studio sottolinea “il rilevante contributo che anche i veicoli ibridi, a metano e GPL potranno offrire al raggiungimento dei target ambientali”.
“È fondamentale favorire la diffusione della tecnologia di integrazione tra i veicoli e la rete elettrica e contemporaneamente creare una rete adeguata, con l’obiettivo rilanciare il settore coniugando gli interessi delle aziende e dei consumatori. Questo potrà offrirci un contributo per centrare gli ambiziosi obiettivi che intendiamo sostenere”. È quanto sostenuto dal ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, alla Conferenza.
“Si prevede infatti – scrive il ministro – che il comparto dei trasporti dia un contributo in termini di riduzione di emissione al 2030 rispetto al 2005 pari a circa 46 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti passando da 125 milioni di tonnellate di CO2 equivalente a 79 milioni al 2030. A questo obiettivo possiamo arrivare solo attivando diverse misure nazionali e locali, su cui stiamo già lavorando. È stato inoltre convocato il tavolo sul settore automotive al quale hanno partecipato i rappresentanti di oltre 50 associazioni aziende e sindacati”.
Tuttavia, lo studio Aci, Cnr e Enea mette in evidenza un dato di fatto: “con la diffusione dell‘auto elettrica e con i minori consumi legati al progresso dei motori, si ridurranno le entrate fiscali derivanti dalle accise sui carburanti che nel 2018 hanno generato – per le sole autovetture – entrate pari a 18,474 miliardi”. Ma appare ovvio che, quando i numeri del parco circolante elettrico saranno di massa, le accise arriveranno anche sull’elettricità destinata alla mobilità, facendo schizzare in alto la tariffe della corrente elettrica.