Dal 1° luglio non è più possibile mantenere in organico insegnanti con contratto di collaborazione che in molti Afam - denunciano gli studenti - superavano il 50% del totale. Risultato: blocco parziale della didattica
Gli Afam, gli istituti di Alta formazione artistica e musicale sono in ginocchio. La denuncia arriva dagli studenti. Dal 1° luglio 2019 è stata tolta la possibilità di mantenere nell’organico delle istituzioni pubbliche personale con contratto di collaborazione coordinata e collaborativa (Co.Co.Co.). Il provvedimento ha colpito in particolare proprio le istituzioni Afam, i cui docenti vivevano già una situazione di forte precarietà essendo in gran parte assunti proprio con contratti di collaborazione con limitate tutele e diritti, dato che negli ultimi anni il numero di docenti in organico nei diversi istituti è stato bloccato. Spazzati via i contratti senza prevedere una soluzione alternativa, la situazione è diventata insostenibile, andando a danneggiare inevitabilmente anche il diritto allo studio. Un numero preciso di coloro che sono stati penalizzati da questo provvedimento non c’è ma ad essere coinvolto sarebbe il 50% del totale degli insegnanti Afam.
“In molti istituti la didattica è bloccata, molti corsi non sono partiti, le lezioni sono state sospese – spiega Enrico Gulluni, coordinatore nazionale dell’Unione degli Universitari – moltissimi studenti rischiano di non poter raggiungere i crediti necessari per ricevere la borsa di studio a cui hanno diritto. Chi è a solo un esame dalla laurea potrebbe subire un rinvio di mesi, comportando anche un costo economico per la tassazione studentesca già alta. Mancano gli insegnanti di sostegno per gli studenti portatori di handicap e persino i modelli per i corsi di pittura e scultura dal vivo.”
Gianluca Porzio, presidente nazionale della Conferenza dei presidenti delle Consulte Studenti, aggiunge: “Il blocco dei Co.Co.Co. praticamente impedisce di assumere tutti i docenti che non sono in organico, e in molti istituti i contrattisti coprono la metà, se non di più, dei corsi. In questo momento i direttori si trovano in una posizione molto critica. Da una parte hanno l’obbligo di rispettare l’offerta formativa del proprio istituto, dall’altra però non hanno la possibilità di assumere docenti per farlo. È evidente che bisogna espandere l’organico sulla base delle necessità delle singole istituzioni. Non possiamo più aspettare, non possiamo più accettare il silenzio assordante del governo su una questione così importante”. Gli studenti chiedono al ministero di dare indicazioni precise in tempi celeri. “Bisogna sbloccare subito – spiega Gulluni – le assunzioni di docenti in organico nei diversi istituti per non essere costretti a una diffusione di contratti precari e approfittare della discussione sulla Legge di Stabilità 2020 per risolvere i problemi storici che in Italia affliggono il mondo della formazione artistica”.
Le istituzioni Afam in Italia sono da anni in condizioni precarie. Solo nel nostro Paese gli studenti delle accademie e dei conservatori non sono considerati studenti universitari a tutti gli effetti, con uno svantaggio rispetto ai colleghi delle università, anche nella successiva ricerca di un percorso lavorativo. “Spaventoso – continua Porzio – è anche il divario per quanto riguarda il finanziamento statale, già carente per il sistema universitario, ridotto all’osso per gli Afam che si ritrovano a far pagare ai propri studenti tasse altissime per servizi molto inferiori rispetto a quelli dell’università”.