Con il nodo prescrizione ancora irrisolto e gli appelli del forzista Enrico Costa affinché Pd e i renziani di Italia Viva votino il suo disegno di legge per bloccare e cancellare l’entrata in vigore della riforma Bonafede sulla prescrizione che entrerà in vigore dal 1 gennaio 2020, è il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ad allontanare le ombre sul futuro del governo, che traballa sul capitolo giustizia: “Rischi per la tenuta dell’esecutivo nel caso dem e renziani votino lo stop quando ddl Costa arriverà in Aula (domani si voterà in commissione per la calendarizzazione della proposta, ndr)? Sarò più chiaro: rispetto alla soluzione che entra in vigore a gennaio 2020 – per cui la prescrizione viene meno dopo la sentenza di primo grado- non c’è un particolare rischio immediato perché i nodi, semmai nodi saranno, verrebbero al pettine laddove verrà accertato un reato, laddove ci sarà un’indagine, un’inchiesta, un giudizio, quindi stiamo parlando degli anni a venire”. Ma il premier ha aggiunto, a margine di un evento dell’Aci (Automobile Club d’Italia) a Roma. ”Questo non significa che non c’è necessità di un sistema di garanzie adeguate per garantire il vincolo costituzionale della durata ragionevole dei processi’, ma la norma sulla prescrizione per me è giusto che ci sia, è il segnale che in Italia le verifiche giudiziarie si completano con assoluzione o condanna, altrimenti sfoceremmo nella denegata giustizia”. E ancora: ”L’esigenza di corredare questa norma con un sistema di garanzie esiste e ci stiamo lavorando. Sono convinto che, con l’accordo di tutte le forze politiche, troveremo una soluzione”
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