A leggere le parole del politico di Rignano, intervenuto due volte per commentare l'inchiesta dei pm fiorentini, sembra che a scriverle sia stato un altro ex premier. Il capo di Forza Italia, con cui il Pd guidato dal senatore di Firenze ha governato, in passato ha attacco con parole molto simili i magistrati che indagavano su di lui o che lo hanno giudicato
Le parole di Matteo Renzi dopo le perquisizioni ad alcuni finanziatori della Fondazione Open nell’ambito dell’inchiesta condotta dai pm fiorentini riportano la memoria indietro di oltre dieci anni. Dicendo che si tratta di “un vulnus clamoroso nella vita democratica del Paese” il politico di Rignano ricorda l’attacco di Silvio Berlusconi, datato giugno 2008, quando all’assemblea annuale di Confesercenti disse che “i giudici e i pm ideologizzati sono una metastasi della nostra democrazia“.
Parole che il leader di Forza Italia ha replicato, in varie versioni, anche negli anni a seguire. Come nel 2013, quando parlò di “una corrente di magistrati corrotti politicamente, una grande piaga, un cancro della nostra democrazia”. O nel 2009, quando dichiarò di essere ” l’uomo politico più perseguitato di tutta la Storia, di tutte le epoche del mondo, con 2500 udienze”, a commento della sentenza della Consulta sul lodo Alfano. Parole che tornano alla mente quando Renzi dice: “Perquisire a casa e in azienda, all’alba, persone non indagate che hanno dato lecitamente contributi alla fondazione Open è un atto senza precedenti nella storia del finanziamento alla politica“, nonostante il codice di procedura preveda la perquisizione presso terzi che non sono indagati.
Anche un’altra frase di Renzi – “Chi vuole abbatterci lo faccia con le idee, non con altri mezzi. Andiamo avanti a testa alta” – ricorda un’affermazione di Berlusconi. Era il febbraio del 2011 e si era ancora nella bufera del caso Ruby: “Sono ormai 17 anni che tentano di abbattermi in tutti i modi”. Ci sono poi tutte le volte in cui Berlusconi ha accusato la magistratura di volersi sostituire alla politica: “Chi decide oggi che cosa è un partito? La politica o la magistratura?”, però, l’ha scritta Renzi.
Come anello di congiunzione tra Berlusconi e Renzi arriva una dichiarazione di Pier Ferdinando Casini, presidente della Camera durante il terzo governo Berlusconi e alle ultime elezioni candidato con il Pd: “Diceva Giulio Andreotti che ‘a pensar male degli altri si fa peccato ma spesso ci si indovina’. Io di solito penso bene ma, francamente, il dispiegamento di forze, il clamore mediatico e le coincidenze temporali mi portano a ritenere quantomeno strana l’iniziativa dei magistrati sulla Fondazione Open. Peraltro, oggi sono chiari a tutti gli effetti perversi che si stanno producendo dopo l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti che è sempre stato un fattore di garanzia democratica. Inseguendo la demagogia si finisce spesso fuori strada. Comunque, fa bene Renzi a reagire con il rispetto delle istituzioni che è necessario non perdere mai, anche quando elementi concreti ci indurrebbero a fare il contrario”.
C’è un altro punto in comune, anche si tratta banalmente di un caso di omonimia ed è il nome Alberto Bianchi. Nell’inchiesta fiorentina il primo indagato è stato Alberto Bianchi, avvocato già presidente della Fondazione Open, che al momento risponde di traffico di influenze e finanziamento illecito. In una inchiesta milanese un altro Alberto Bianchi, vecchio amico di Berlusconi, condannato in primo grado per frode.