Donne sì, gay e transgender no. Per la giunta di centrodestra di Forlì, violenza e discriminazioni non sono tutte uguali. Con un’istruttoria inviata ai suoi colleghi, l’assessore alle Pari opportunità in quota Lega, Andrea Cintorino, ha deciso di non autorizzare uno dei progetti di contrasto alla violenza legata al genere e all’orientamento sessuale, finanziati da un bando della Regione Emilia-Romagna, perché relativo alla discriminazione omofobica e transfobica. Spiegazione: “Questa amministrazione aderisce, in coerenza con il programma elettorale, a un modello di famiglia tradizionale”, si legge nel documento ufficiale. Una linea politica che, secondo l’assessore leghista, sarebbe messa in discussione da un corso di formazione per gli operatori del Comune finanziato con fondi regionali già stanziati: “Il progetto è rivolto a chi lavora nei consultori, nei centri famiglia e agli assistenti sociali e fornisce gli strumenti psicologici e giuridici minimi per gestire le vittime di violenza omofobica e transfobica”, spiega Anna Falcini, presidente di “Un secco no”, l’associazione promotrice del progetto. “Queste persone hanno bisogno di risposte da parte dell’amministrazione. Sono minoranze ma esistono, che alla giunta piaccia o meno. Non possono farle scomparire perché la propaganda elettorale lo richiede”.
L’assessore ha risposto parlando di una polemica partita “da un’associazione politicizzata. Noi – ha scritto in un post su Facebook – pensiamo che il modello famigliare con padre, madre e figli sia una verità antropologica e non uno ‘stereotipo’ e non condividiamo le teorie relativiste“. “La motivazione è sconcertante”, ribatte Falcini. “Non c’è alcun nesso tra il formare dei dipendenti ad aiutare chi subisce violenza a causa del proprio orientamento sessuale e la tutela della famiglia tradizionale. Dietro a questa scelta c’è solo l’omofobia”.
La decisione di Cintorino arriva dopo mesi di attesa che avevano già insospettito l’associazione. Il progetto era stato approvato in aprile dalla precedente giunta di centrosinistra, nell’ambito di un bando regionale che aveva destinato 32mila euro al Comune di Forlì per finanziare attività di contrasto alla violenza di genere e alle discriminazioni per orientamento sessuale. “È una cifra molto importante”, ricorda Elisa Giovannetti, ex assessore alle Pari opportunità. “La capacità di spesa dei comuni su questo tema è insignificante. Noi avevamo solo 3mila euro all’anno, e questo bando dava l’opportunità di fare attività fondamentali”.
Il progetto dell’associazione ‘Un secco no’ sarebbe dovuto partire in novembre, ma già in maggio si erano tenuti incontri preparatori ed erano arrivate le prime proposte dei candidati alla formazione. Poi, in giugno, il ribaltone alle amministrative, con la storica vittoria del centrodestra e l’elezione a sindaco di Gian Luca Zattini, sostenuto da una coalizione che teneva dentro anche il Popolo della Famiglia, molto forte in Romagna. Il nuovo interlocutore per questi progetti, Cintorino, dopo diverse richieste ha accettato di incontrare l’associazione solo lo scorso 9 ottobre: “Durante il colloquio l’assessore ci aveva detto che potevamo procedere – spiega la presidente Falcini – Poi ha deciso di fare questa istruttoria per informare il resto della giunta della nostra attività. Non abbiamo ricevuto critiche sulla struttura del progetto, la motivazione è tutta basata su un presunto mandato politico, su promesse da mantenere, non so verso chi”.
Nella nota di risposta, Cintorino ha accusato direttamente l’associazione: “Le loro sono bugie strumentali, non è vero che la giunta ha impedito questa attività, né ha bloccato i finanziamenti regionali”, ha scritto l’assessore. Il progetto, tecnicamente, non è stato fermato, ma l’intenzione della giunta è chiara: “Dal punto di vista amministrativo – spiega l’ex assessore Giovannetti – questo atto non ha nessun valore se non segue una delibera, ma il problema è come si può fare formazione all’interno del Comune senza la sua collaborazione. L’obiettivo della giunta è aspettare che arrivi il 31 dicembre, data di scadenza del bando, e non farne nulla”.
Se davvero questa attività formativa non prenderà il via in tempo, mancheranno i rendiconti richiesti dalla Regione, con la conseguente perdita dei fondi .“Non è possibile che un amministratore pubblico possa intervenire in modo così autoritario mettendo in atto una simile discriminazione”, attacca Giovannetti. “C’è una palese violazione di un principio costituzionale fatta dall’interno delle istituzioni, addirittura da chi dovrebbe garantire le pari opportunità”. Solo il progetto di “Un secco no”, infatti, è stato oggetto di un’istruttoria, nonostante la selezione di professionisti accreditati che hanno già esperienza di formazione in tutta Italia. “Includere significa tenere insieme tante forme di diversità”, conclude la presidente Falcini. “Lo spazio c’è per tutte e tutti, mentre questa politica gioca sulla selezione di essere umani, di componenti della società. Si mette sempre qualcuno prima di qualcun’altro”.