"Sono molto soddisfatto, giustizia è stata fatta, ora ho bisogno di serenità, per tutto quello che ho passato", ha detto il poliziotto del Nucleo Artificieri Antisabotaggio della Questura di Roma commentando la sentenza del tribunale arrivata martedì
“Sono molto soddisfatto, giustizia è stata fatta, ora ho bisogno di serenità, per tutto quello che ho passato”. Così Massimiliano Addario, il poliziotto del Nucleo Artificieri Antisabotaggio della Questura di Roma, commenta la sentenza del tribunale che martedì lo ha assolto con la formula “perché il fatto non sussiste” al processo per i fatti del 2014, quando durante una manifestazione dei Movimenti per la casa fu accusato di aver calpestato una manifestante a terra. La scena fu ripresa da alcune telecamere della zona: la ragazza riportò lesioni giudicate guaribili in dieci giorni mentre al poliziotto venne contestata l’aggravante della minorata difesa, l’abuso di poteri e la violazione dei doveri dovuti alla funzione pubblica rivestita. Allora Addario si difese con i colleghi dicendo di non essersi accorto di nulla perché stava guardando in aria per controllare che non arrivassero bombe carta ma l’allora capo della polizia Alessandro Pansa lo definì “un cretino da identificare”.
Addario affida le sue parole di gioia a Gianni Tonelli, parlamentare della Lega, ex segretario generale del sindacato autonomo di polizia che all’epoca dei fatti stigmatizzò la frase dell’ex capo della polizia Pansa e che all’Adnkronos aggiunge: “Quello che ha passato Addario è vergognoso e questa è la condizione in cui versano le forze dell’ordine. Addario era sotto processo per lesioni plurime aggravate e invece è stato assolto perché il fatto non sussiste; nonostante questo però ha dovuto subire un processo mediatico di criminalizzazione, è stato abbandonato anche dall’allora capo della polizia che lo definì un cretino. Io oggi a Pansa vorrei chiedere cosa pensa visto che non ha avuto il coraggio di difendere allora i suoi uomini e li ha abbandonati alla gogna mediatica – conclude Tonelli – anticipando una condanna che non c’è stata”.