Un pezzo di storia italiana potrebbe venir cancellata. Già: il Salone Margherita, uno dei teatri più importanti di Roma, è stato messo in vendita dai suoi proprietari, la Banca d’Italia. Così il futuro del teatro che ha ospitato una miriade di spettacoli, compresi tutti quelli del Bagaglino, non è più così sereno. Pier Francesco Pingitore si dice preoccupato: “C’è stata una prima asta, andata deserta. Adesso siamo passati alla vendita per licitazione privata. Questo significa che la possibilità di vendita è attualissima: se un mecenate si presenta con una determinata cifra, che non so quantificare, ottiene il teatro… e noi andiamo per stracci, come si dice a Roma. Prima o poi, insomma, la Banca d’Italia cercherà di disfarsi questo bene, che evidentemente gli pesa così tanto. Eppure il Salone Margherita è un esempio di teatro liberty come non ce ne sono in altre parti d’Europa. Qui, dai primi del Novecento in avanti, si sono alternati i più grandi del ventesimo secolo, da Totò a Petrolini. Sarebbe un gran peccato cancellare questa storia”, racconta il regista e drammaturgo 85enne a ilfattoquotidiano.it.
In compenso, dal 27 novembre, il Salone Margherita ospiterà La Presidente, il nuovo spettacolo di Pingitore con il ritorno di Valeria Marini come primadonna. Come ai vecchi tempi. “Lo spettacolo nasce dalla litigiosità che contraddistingue la vita politica italiana. Ho guardato al futuro, immaginandomi cosa potrebbe accadere nel gennaio del 2022, quando le Camere dovranno eleggere il successore di Sergio Mattarella. A un certo punto, per disperazione se non altro, potrebbe venir fuori un nome del tutto estraneo a ogni ambiente politico e a ogni previsione, quasi come divertissement, come quello di Valeria Marini. Eletta con un vantaggio netto di voti, a camere riunite, la Presidente darà il via a una serie di situazioni grottesche e divertenti. La Marini, compenetrata dal suo nuovo ruolo, comincerà ad avere una serie di colloqui con tutti i grandi – o supposti tali – della vita politica attuale”.
Chi prenderete per i fondelli?
“Tutti, non si salva nessuno: da Salvini a Grillo, dalla Meloni a Di Maio, compresi Trump, Putin e la Merkel. L’intento è proporre una grande caricatura della situazione politica attuale, come nella nostra tradizione”.
Non avrete un bersaglio preferito?
“Il difficile, come se fosse un triplo salto mortale, è cercare di fare la caricatura di una situazione, quella politica, che è già caricaturale di per sé”.
Qualcuno di loro ha già prenotato un biglietto per venirvi a vedere?
“No, e non so neppure se verranno. Non so se gli farà piacere. Anche se, intendiamoci: la caricatura da una parte sbeffeggia, ma dall’altra giova a qualunque uomo politico intelligente”.
Lei è ancora di destra?
“Purtroppo, l’ho sempre detto, sarei stato volentieri di sinistra… ma non c’era più spazio”.
Le piace la destra di oggi?
“Non mi piace niente, a dir la verità. Oggi sono di destra soltanto per reazione a un certo conformismo. Bisogna essere con Greta, bisogna essere con la Capitana. Questo politically correct sta ammazzando tutto. Non perché io sposi le tesi opposte, forse perché è soffocante che si debba pensare tutti in una certa maniera. Una volta non c’era questo tipo di correzionale. Anche nel linguaggio politico c’è un imbarbarimento spropositato. Si sta perdendo la capacità di convivenza civile. Inviterei tutti a un maggiore controllo e una maggiore leggerezza. Un po’ di satira, forse, potrebbe aiutare”.
Il Bagaglino ha chiuso per sempre con la tv?
“La tv di oggi è molto diversa. Da quello che sento, dal tassista al medico, tutti ci chiedono quando torniamo. Non dipende da noi. Bisogna che qualcuno senta il desiderio di riprovarci con uno spettacolo come questo, che è varietà, ma anche satira politica e di costume. Se ci dovesse arrivare qualche proposta, purché rispetti la nostra indipendenza totale e assoluta, potremmo pure valutarla”.
Oggi che satira tira in televisione?
“Non mi pare che ci siano degli spettacoli di satira. Io, perlomeno, non me ne sono accorto. Di satira involontaria, invece, ce n’è molta. Ma, sa, io sono anziano. E come tutti gli anziani, per non dire vecchi, penso sempre alle cose andate, che erano più belle di quelle di oggi”.
Prova nostalgia?
“Sa, quella era una televisione molto diversa rispetto a quella di oggi. Intanto era imperniata sul professionismo. Oggi tutto ruota attorno al dilettantissimo. I vari talent e reality mettono in mostra gente che spesso non sa fare nulla, ancora più spesso sa fare qualcosa ma male. C’è qualche rara espressione decente di talento, che si perde nel mare del qualunque. Sembra più facile emergere, ma in realtà è più complicato: il panorama è talmente pieno di ferragine, che anche se uno ha delle qualità viene mescolato a tanti che non sanno fare niente o che sono volgari e beceri”.
C’è ancora qualcosa, all’età di 85 anni, che sogna di fare da grande?
“Mi piacerebbe raccontare, con una serie di trasmissioni, la storia dal Novecento ad oggi. Forse c’è ancora qualcosa da dire, e da far conoscere alle nuove generazioni. Che non sanno nulla. Se lei dovesse interrogare un ragazzo di 15 anni e le chiedesse chi era Craxi, manco le saprebbe rispondere. C’è un oblio totale, proprio perché ormai si parla soltanto della spicciola attualità. Il patrimonio di un Paese – che è proprio la sua storia politica, artistica e culturale – sta finendo nel dimenticatoio. Ecco, allora, forse fare qualcosa del genere mi può affascinare”.