La presidenza degli Stati Uniti sostiene le proteste dei pro-democrazia che da sei mesi infiammano le strade di Hong Kong. L’ufficialità, dopo la dichiarazione d’intenti di mercoledì pomeriggio, è arrivata con la firma, nella nottata, del presidente Donald Trump sulla legge varata dal Congresso americano a sostegno dei manifestanti. Il presidente americano in una dichiarazione ha auspicato che le autorità cinesi e di Hong Kong siano in grado di trovare una soluzione amichevole che porti alla pace e alla prosperità di tutti. “Ho firmato per rispetto del presidente cinese Xi Jinping“, ha dichiarato poi il tycoon, ma Pechino ha fatto sapere di essere pronta a prendere “decise contromisure” e ha anche convocato l’ambasciatore statunitense.

Il governo del Porto Profumato ha espresso “rammarico” per la firma del presidente Usa sull’Hong Kong Human Rights and Democracy Act. La normativa, si legge in una nota, manda “un segnale sbagliato ai manifestanti”, oltre a “interferire negli affari interni di Hong Kong” e “a essere priva di fondamento”. Nel testo si chiede, tra le altre cose, la revisione annuale dello status di partner commerciale speciale di Hong Kong, con l’obiettivo di verificare la tutela della libertà assicurata ai territori. Inoltre, è prevista l’adozione di sanzioni contro quei funzionari ritenuti responsabili di violazioni delle libertà e di gravi violazioni dei diritti umani. Vietata anche l’esportazione a beneficio delle forze di sicurezza di Hong Kong di armi non letali per il controllo dei manifestanti, come gas lacrimogeni e proiettili di gomma. “Senza dubbio, il popolo americano sostiene il popolo di Hong Kong e questa legge lo esplicita in modo evidente agli abitanti di Hong Kong, alla comunità internazionale e al Partito Comunista cinese“, ha commentato il senatore repubblicano Jim Risch, presidente della commissione Esteri. E per il collega Democratico, Bob Menendez, membro della stessa Commissione, la firma della legge “invia un segnale chiaro e inequivocabile al popolo di Hong Kong. Siamo con voi”.

“Le due leggi intervengono chiaramente negli affari interni di Hong Kong. Sono inutili e ingiustificate e colpiranno i rapporti e gli interessi comuni tra Hong Kong e gli Usa“, si legge in una nota del portavoce del governo locale, vicino a Pechino. In più, sotto il nome di Human Rights and Democracy Act, ci sono anche alcune misure che “sono attualmente il controllo dell’export, che sono totalmente scollegate dai diritti umani e dalla democrazia di Hong Kong”. L’interscambio con Hong Kong ha dato agli Usa il più grande surplus tra i suoi partner globali nell’ultimo decennio, pari “a 33 miliardi di dollari solo nel 2018”, conclude il portavoce.

La Cina non ha affatto intenzione di rimanere a guardare e minaccia “decise contromisure”: “La natura di ciò è estremamente abominevole e nasconde assolutamente intenzioni minacciose – si legge in una nota del ministero degli Esteri – Avvisiamo gli Usa di non procedere ostinatamente sulla sua strada, altrimenti la Cina adotterà decise contromisure e gli Usa dovranno rispondere di tutte le relative conseguenze”. Anche il portavoce del ministro degli Esteri, Geng Shuang, ha dichiarato in conferenza stampa che la firma minerà la cooperazione con la Cina “in aree importanti”: “Cosa dovrà venire fuori, verrà fuori prima o poi”, ha aggiunto in merito alle imprecisate contromisure ventilate da Pechino.

Il governo della Repubblica Popolare ha anche convocato l’ambasciatore americano in Cina, Terry Branstad. Le Yucheng, viceministro, ha esortato con forza gli Stati Uniti a non mettere in pratica il provvedimento e ha chiesto inoltre a Washington di “smetterla di interferire negli affari di Hong Kong e negli affari interni della Cina”, stando a quanto riporta un comunicato del ministero. “La Cina – avverte – contrasterà con risolutezza le azioni sbagliate della parte americana, che avrà piena responsabilità di ogni conseguenza”.

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