L’ultimo sorriso di Ennio Fantastichini. L’attore scomparso il 1 dicembre 2018 lo potrete vedere nella sua ultima interpretazione su grande schermo in questi giorni al Torino Film Festival o dal 5 dicembre al cinema in Lontano Lontano. Il terzo lungometraggio scritto, diretto e interpretato da quel gustoso oggetto cinematografico che è Gianni Di Gregorio.
Attilio, Giorgetto, il professore e (affettuosamente) gli altri. I tre settantenni (Fantastichini, Di Gregorio e Giorgio Colangeli) che durante un’estate romana si accorgono che pensioni, pensioncine e lavoretti non bastano più per una vita dignitosa e decidono di scegliere una meta esotica dove i loro risparmi valgono un po’ più che in Italia. Fantastichini è Attilio, agganciato per caso dal duetto altrettanto irresistibile di Giorgetto (Colangeli) e il professore (Di Gregorio). Una specie di rigattiere restauratore non proprio perfetto nel sistemare mobili, specchi e sedie. Abita un po’ fuori città, è quasi anziano, arzillo e moderno, capello arruffato, braccialetti al polso, motocicletta Triumph sotto al sedere e un bel cagnetto da compagnia, ma non proprio ricco di fertile pecunia. Per questo il casuale incontro con un umile e signorile ex prof di latino e greco in pensione, e il bonario Giorgio (con la minima), scatena in lui la possibilità di partire lontano (lontano). Si faranno aiutare da un altrettanto curioso professore tuttologo (Roberto Herlitzka) che spara lì mete improbabili fino ad arrivare alle mitiche isole Azzorre. Ma c’è qualcosa che va oltre ogni desiderio personale e che trattiene ancorati i tre protagonisti alla città eterna.
Scoppiettante, dinoccolato, genuino e allo stesso tempo straordinariamente semplice, Lontano, Lontano è una specie di brevilineo, comico e malinconico fumetto contemporaneo che si gusta come un barattolino di yogurt, raccogliendo con il cucchiaino ogni più infinitesimale rimasuglio rimasto su bordi e coperchio. L’essenzialità del cinema di Di Gregorio, fuori da ogni allegoria meccanica da terza età (sarà, ma Pranzo di Ferragosto non ci disse granché), oltre il siparietto local (Roma caput mondi del cinema), quindi più personale, sentito, intimo è di notevole efficacia e possanza drammaturgica. Morettianamente parlando, Lontano, Lontano è disegnato con inquadrature semplificate all’osso, ritmato da un incedere del racconto convenzionale, eppure dettaglio dopo dettaglio, battuta dopo battuta, è un film dal corpo e dal cuore infinito. Ogni singola figura è presentata con pochi e precisi cenni descrittivi (la borsetta con le albicocche che Colangeli porta a spasso tutto il film è un bijou) E se la cifra di un grazioso sense of humor appartiene un po’ a tutti, è Di Gregorio a tirare le fila, sornionamente da attore in campo, lanciando spesso con buffi intercalare, mossette del capo, sorrisi, sgranare di occhi, direzione e senso dell’incedere della ciurma pronta alla fuga. Insomma, una sorta di regia dentro l’inquadratura, appunto alla Moretti o vista l’anagrafe (Di Gregorio ha 70 anni, ed ha esordito alla regia a 59, ndr) alla Eastwood. E se la gradevole comicità del film (alla scrittura anche un mazzacuratiano come Marco Pettenello) permea ogni briciola di dialogo e confronto tra personaggi, è il colpo di scena finale di una dolcezza e umanità incredibile a conciliarti con la vita. Fantastichini tiene mezzi busti fissi su di lui e i silenzi come nessuno mai, ed è doloroso ancora una volta dirgli addio. Non accreditato nella copisteria appare il regista Andrea Segre. Produce la Bibi Film di Angelo Barbagallo.